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Schizofrenia, l'esperto avverte: “Bullismo, abusi, violenze e droghe possono farla esplodere"

Nella seconda giornata del convegno internazionale, il dottor Serafino De Giorgi spiega: “Bullismo, abusi, violenze sessuali e droghe anche leggere, possono far esplodere la schizofrenia: arrivi...

Nella seconda giornata del convegno internazionale, il dottor Serafino De Giorgi spiega: “Bullismo, abusi, violenze sessuali e droghe anche leggere, possono far esplodere la schizofrenia: arriviamo troppo spesso in ritardo. Più supporto alle famiglie”. LECCE - Nella seconda giornata del Convegno Scientifico Internazionale, diretto dal dr. Serfino De Giorgi, responsabile del Dipartimento Salute Mentale dell’Asl di Lecce, tenutosi all’Hilton Garden Inn, si è parlato della schizofrenia. Gli esperti si sono scambiati conoscenze e novità sulle terapie di ultima generazione, grazie anche al contributo di importanti psichiatri come il professor Philip Gorwood e il professor Antonello Bellomo. La schizofrenia è una psicosi cronica invalidante che colpisce il cervello: una malattia caratterizzata dalla convinzione di sentire voci che gli altri non sentono o dall’idea che gli altri siano in grado di leggere i propri pensieri o di fare del male. Il soggetto che ha questi pensieri ossessivi è spesso agitato e spaventato: vive in una difficile condizione, convinto che molti attorno a lui complottino per danneggiarlo. Lo schizofrenico è un malato che trascina nel suo inferno, in genere, tutta la famiglia (che spesso è la causa scatenante del suo disagio). Questo tipo di soggetto psicotico può fare discorsi senza senso, stare seduto per ore senza parlare o lamentarsi per intere giornate delle persone che tramano contro di lui. Il termine schizofrenia deriva dal greco: ‘σχιζο‘, ‘separare’, e  ‘?ρεν?α’, che significa “mente”. In altre parole, è una netta separazione dalla realtà. E’ un disturbo psichico che comporta disfunzioni cognitive, comportamentali ed emotive: l’1,1 per cento della popolazione sopra i 18 anni soffre di questo problema, in maniera più o meno grave. Le cause possono essere sia genetiche che ambientali. SINTOMI Lo schizofrenico non ha una doppia personalità, come si potrebbe pensare analizzando il termine. Il DSM-5 spiega che per la diagnosi è necessario che il disturbo sia caratterizzato da almeno due dei seguenti sintomi nell’arco di un mese: deliri, allucinazioni, eloquio disorganizzato (es: frequente deragliamento o incoerenza), comportamento grossolanamente organizzato o catatonico e sintomi negativi (ad es: diminuzione dell’espressione delle emozioni e abulia). Nello schizofrenico c’è una mancanza di piacere nella vita di ogni giorno, monotonia nel parlare senza muovere la faccia, scarsa igiene personale, ridotte funzioni esecutive, difficoltà a stare attenti e concentrarsi. TRATTAMENTO Oggi si parla di terapie integrate: antipsicotici uniti a un’integrazione sociale e alla psicoterapia. Alcuni antipsicotici danno spiacevoli effetti collaterali come cambio del metabolismo e aumento di peso, ecco perché la terapia farmacologica deve essere seguita e corretta durante tutto il percorso e soprattutto basata sul caso concreto (personalizzata). La terapia psicosociale può aiutare i malati a superare le sfide quotidiane a cui vengono sottoposti a causa della schizofrenia, come ad esempio la difficoltà a comunicare, la cura di se stessi e la capacità di relazionarsi. Il programma psicosociale è incentrato sulla gestione e cura della malattia, sull’educazione familiare, terapia cognitivo-comportamentale e di gruppo. La prima forma d’aiuto del malato schizofrenico è la famiglia, perché il malato tende a non voler curarsi. Lo schizofrenico è convinto che allucinazioni e manie siano reali. Nei casi di malati violenti è necessario procedere ad ospedalizzazione. Non esiste una cura definitiva della schizofrenia, ma le nuove terapie possono migliorare notevolmente la qualità della vita. E’ necessario che i familiari non stressino il paziente e non facciano pesare questa patologia, altrimenti otterranno il risultato contrario. E’ anche vero che spesso lo Stato e le istituzioni scolastiche lasciano la famiglia sola e non intervengono in tempo per diagnosticare un disturbo latente, ma si può lavorare proprio sulla prevenzione per il futuro, come spiega il dottore De Giorgi nell’intervista di oggi. INTERVISTA AL DIRETTORE DEL DIPARTIMENTO DI SALUTE MENTALE DELL’ASL DI LECCE, DR. SERAFINO DE GIORGI Dottore, il bilancio di questo incontro leccese, del 7-8 giugno, tra grandi esperti della psichiatria è positivo? “Molto, perché non è stato un Convegno che mirava a fare pubblicità a qualcuno, ma è stata pura divulgazione scientifica delle ultime scoperte nel campo della depressione e della schizofrenia. Il Dipartimento di Salute Mentale dell’Asl di Lecce da anni persegue la massima formazione dei nostri collaboratori per migliorare la qualità della vita dei nostri pazienti”. Ieri abbiamo affrontato la questione dei disturbi della depressione, oggi la schizofrenia. Quali sono le precauzioni da prendere? Quali sono i fattori di rischio? “Oggi, in maniera chiara e pregnante, abbiamo visto che bisogna fare attenzione ai fattori di rischio. E’ necessario lavorare molto di più sulla prevenzione, perché una volta che la malattia ha avuto il suo esordio conclamato e viene riconosciuta e trattata, purtroppo è già troppo tardi per evitarne i dolorosi effetti. Arrivare in ritardo è prognosticamente assolutamente negativo. Nel convegno odierno abbiamo visto come i principali fattori di rischio siano l’assunzione di determinate sostanze, anche le cosiddette droghe leggere hanno un’incidenza causale sulla schizofrenia molto importante. Altri fattori di rischio sono i traumi in età evolutiva: quelli che si verificano a scuola come il bullismo. Oppure quelli che accadono negli ambienti extrascolastici, spesso familiari, come gli abusi e le violenze sessuali”. Perfino il bullismo può essere una causa scatenante della schizofrenia? “Possono essere dei fattori precipitanti o slatentizzanti delle situazioni di vulnerabilità”. Quanto conta il fattore ereditario e genetico in questa malattia mentale? “Il fattore eredo-costituzionale, e quindi l’assetto genetico, è importante, ma non è determinate, perché è più importante l’epigenetica, cioè come l’ambiente modifica l’espressività genica rispetto al patrimonio genetico”. Questo è un incontro tra psichiatri, ma quanto è importante la psicoterapia? Funziona nella cura delle psicosi? Si possono evitare le medicine? “La terapia psicologica è straordinariamente importante. Quindi, l’approccio farmacologico è uno degli elementi della terapia, ma abbiamo visto come le evidenze scientifiche ci dicono che la qualità della vita, la remissione e il recupero funzionale si possono ottenere solo con le terapie integrate: terapie psicologiche, terapie psicosociali e terapie farmacologiche”. Pensavamo di aver risolto il problema delle malattie mentali con la chiusura dei “manicomi” e con le nuove terapie e invece le famiglie spesso vengono lasciate da sole con soggetti violenti o difficili da trattare e da avviare alle giuste terapie. “E’ un dato di fatto che in alcune situazioni le famiglie non so se vengono lasciate da sole, ma sono isolate, dal contesto sanitario e, spesso, dal contesto sociale. Noi nel nostro dipartimento dell’Asl di Lecce lavoriamo sugli interventi psicosociali: facciamo di tutto per recuperare il gap tra intervento ottimale e quello che con le scarse risorse ottenibili possiamo fare”. Molti sono diffidenti verso le terapie farmacologiche, vero? “Noi non cogliamo questa diffidenza nei confronti delle terapie in generale e nei confronti del servizio pubblico. Abbiamo un’affluenza che riguarda tutti gli strati sociali: le persone si fidano ormai”. Esiste ancora un forte pregiudizio sociale nei confronti delle persone colpite da queste patologie? “Esiste, ma credo che lo stiamo superando in maniera molto efficace”. Quali sono i campanelli d’allarme nella fase di crescita di un ragazzo? “Scuola e famiglia devono essere bravi a captare i segnali di disagio, che devono essere individuati e trattati in tempo: questo è compito anche della medicina di base e dei pediatri e dei nostri centri di salute mentale”. C’è chi pensa che lo spinello non faccia male, smentisce questa convinzione? “Quella delle droghe leggere è una leggenda metropolitana senza nessuna base scientifica: le droghe possono indurre esordi psicotici, quindi anche la cannabis e l’alcol”. Gaetano Gorgoni

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