Cronaca Porto Cesareo "Festini hot" dei politici, il vice sindaco: "Accuse infondate" Dopo lo scandalo scoppiato a Porto Cesareo per dei presunti festini goderecci nel periodo elettorale, il vice sindaco Antonio Greco respinge le accuse sul suo conto: "Sono rammaricato, ma sereno&... 07/02/2013 a cura della redazione circa 3 minuti Dopo lo scandalo scoppiato a Porto Cesareo per dei presunti festini goderecci nel periodo elettorale, il vice sindaco Antonio Greco respinge le accuse sul suo conto: "Sono rammaricato, ma sereno" “Non riesco a capire cosa stia accadendo, è un marasma assurdo, un groviglio di accuse infondate”. Antonio Greco, vicesindaco d’oro –ben 348 preferenze su un elettorato di 4763 anime, di cui 3942 votanti- di Porto Cesareo, in via ufficiosa nega gli addebiti mossi circa la vicenda di un presunto voto di scambio a base di favori sessuali nel periodo antecedente la chiamata alle urne del 15 e 16 maggio 2011. Prima di comparire ufficialmente davanti al sostituto procuratore Carmen Ruggiero , titolare del fascicolo relativo alle notti brave nella villa sul colle del Poggio, in cui, secondo le indagini dei carabinieri della Compagnia di Campi, tre giovani avvenenti donne di origine rumena, avrebbero deliziato gli elettori di giovane età e sesso maschile, con balli sensuali e prestazioni andate in alcuni casi ben oltre la lap dance, Greco sembra cadere dalle nuvole. “In paese non si parla d’altro da tempo –dice- sono rammaricato ma tutto sommato sereno. Non è vero nulla di quello che si dice in giro. Nonostante tutto la mia vita di amministratore, commerciante, padre di famiglia, va avanti come sempre”. Secondo quanto sarebbe emerso in queste settimane, molti dei giovanotti additati come frequentatori dei festini goderecci, sono già stati ascoltati dagli investigatori che hanno anche effettuato controlli presso gli uffici di palazzo di Città, finalizzati a definire la posizione delle straniere divenute attrazione di quelle serate piccanti. Stando a quanto rilevato al momento, Cosimo Presicce, guardia giurata ed ex assessore al bilancio nella passata amministrazione guidata da Vito Foscaini, nel mirino delle forze dell’ordine insieme al vicesindaco per il bunga bunga in salsa jonico-salentina, sarebbe la figura che in questo contesto avrebbe futto da trait d’union tra l’amministratore in carica e le donnine delle feste. Anche la posizione di Presicce però è tutta da chiarire. Di certo sullo sfondo, accordi e alleanze trasformatesi in frizioni prima e fratture poi, con passaggi eccellenti di pedine da un lato all’altro degli scranni di Palazzo, disegnano scenari torbidi e pericolosi, in cui sgrabi personali e vendette vengono tessuti in casa, con tanto di presentazione del conto, spesso salato. Mimino Presicce fu assessore della giunta guidata da una figura, quella di Foscarini, al centro come altre dell’indagine vasta e tentacolare su “i fatti di Porto Cesareo”, andata oltre singoli episodi di cronaca ed estesa ad un modus vivendi e operandi che sulla marina ha gettato ombre inquietanti e che quindi, non esclude nessuno. Qualcosa nella giunta-Foscarini scricchilò. In primis ci fu l’addio di Presicce alla carica assessorile, poi le 9 firme congiunte –tra cui la sua- che defenestrarono il sindaco l’8 aprile del 2011, a pochi giorni dalla scadenza naturale del mandato. Un atto dimostrativo quasi, più che una scelta politica. Ma a Porto Cesareo si conoscono tutti, il paese è piccolo, le famiglie che gestiscono a più livelli l’economia locale sono sempre le stesse, può capitare che nemici di scranno passeggino di botto sotto braccio. E così è uscita in ballo la storia boccaccesca del duo Presicce-Greco, e dalle chiacchiere di paese la vicenda è approdata in caserma e in Procura e le bombe sulla piccola perla dello Jonio, sembrano non essere solo a base di polvere da sparo. Da un lato le numerose testimonianze e presunti video girati coi telefonini durante gli incontri del Poggio raccolti dalle forze dell’ordine, dall’altro la versione che forniranno i due indagati, nel mezzo la possibilità sempre più reale, che da più parti possa essere chiesto il commissariamento di uno dei Comuni più ricchi e col pil più alto della provincia di Lecce. “Circa questa storia non dirò niente –preannuncia sereno Antonio Greco, difeso dagli avvocati Quinto e Giannuzzi- perché non so, niente. Non posso parlare di cose che non esistono. Ad ogni modo mi affido ai miei legali, sono sereno. E intanto continuo a lavorare, e vado ad aprire il mio esercizio commerciale, come ogni giorno”. Fabiana Pacella
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