Salute Sette La verità sul vino, parla l’esperto: “Anche un bicchiere può essere cancerogeno ” Intervista al professor Scafato , vice presidente EUFAS 08/11/2022 circa 6 minuti “L'alcol contenuto nel vino come nella birra e nei superalcolici è una sostanza tossica, calorica, cancerogena, psicoattiva e notoriamente in grado d'indurre dipendenza”. Il professore Emanuele Scafato, epidemiologo, originario di Taranto, Gastroenterologo, vice presidente della Federazione delle Società Scientifiche sulle Dipendenze EUFAS e già Direttore del Centro dell'Organizzazione Mondiale della Sanità per la Ricerca e la Promozione della Salute sull'Alcol sostanzia l'evidenza scientifica alla base delle strategie europee e mondiali sull'alcol con le quali l'OMS ha messo in guardia gli Stati Membri rispetto alla fitta campagna di disinformazione che anche in pieno periodo COVID ha favorito quella che l'OMS ha definito e denunciato come infodemia, le bufale, le fake news , le false informazioni che sono circolate e circolano sull'alcol e sul vino. La sua risposta a chi minimizza o protesta contro la demonizzazione (pretestuosa) dell’alcol (soprattutto per la proposta dell’OMS di inserire le etichette di rischio cancro come le sigarette) è tranchant: nessun documento demonizza una bevanda alcolica in particolare, tantomeno il vino e non esiste nessun proibizionismo se non nella narrazione di alcuni settori della produzione che tentano d'indurre il consumatore a ritenere ciò che il vino (non) fa piuttosto che focalizzare su ciò che il vino è, ciò che rappresenta per stile e qualità del prodotto. Gli organismi di tutela della salute, le Nazioni Unite, l'OMS hanno il mandato, condiviso dai Governi che votano a favore delle risoluzioni adottate dall'Assemblea Mondiale della Sanità, di prevenire i principali fattori di rischio di mortalità prematura , invalidità e disabilità e l'alcol è una sostanza nociva per la salute e cancerogena in qualunque bevanda sia contenuta, senza alcuna distinzione. Al netto di tutte le evidenze note e riconosciute di effetti positivi di piccole quantità di alcol su poche condizioni patologiche, l'impatto di quelle piccole quantità è sostanziale e di pregiudizio alla salute per l'effetto immediatamente negativo su oltre 200 condizioni di malattia , incidentalità, sette tipi di cancro. Professore, facciamo chiarezza una volta per tutte: l’alcol è una sostanza cancerogena a prescindere? Davvero possiamo accostare il vino alle sigarette?“L’alcol è un cancerogeno, non esiste una sostanza un po' cancerogena o non tale per moderate quantità. La IARC , l'Agenzia Mondiale per la Ricerca sul Cancro classifica l'alcol in Classe 1, sostanza certamente cancerogena per l'uomo, indipendentemente dal fatto che ne beviamo poco, oppure ‘ogni tanto’, Chi beve ha diritto di essere avvisato del rischio che sta correndo ed essere rispettato e favorito nelle sue scelte informate. Se un bicchiere è poco e il secondo bicchiere, comunemente definito consumo moderato, è causa dell'incremento sino al 27 % del rischio di cancro della mammella nella donna, l'informazione sul bere responsabile (messaggio privo di qualunque evidenza scientifica) richiede parametri fermi e precisi per evitare di produrre pregiudizio alla salute in chi beve. Qualunque medico, ricercatore indipendente, in grado di dimostrare e dichiarare la sua necessaria distanza da interessi commerciali incompatibili con quelli di prevenzione e tutela della salute, non può che consigliare ciò che l'evidenza scientifica mondiale condivide: la prevenzione del cancro si fa bevendo zero alcol. Così afferma il Codice Europe contro il Cancro: Se bevi, limita il consumo, ma per prevenire il cancro non bere è la scelta migliore!”.Qual è l’effetto dell’alcol sull'apparato digerente? “Un bicchiere di alcol incrementa del 10% il rischio di tumore al colon, l'alcol è diventata la prima causa di epatopatia e di cirrosi sostituendosi alla causa virale, gastriti, duodeniti, esofagiti vedono sempre più spesso e sempre più precocemente l'alcol come causa d'esordio specie a causa del binge-drinking, il bere per ubriacarsi sollecitato e indotto dalle happy hours, dal drink-as-much-as-you-can , dagli open bar. L'analisi dell'OMS coincide con quanto denunciato in Italia nelle Relazioni al Parlamento da parte del Ministro della Salute: il cambio culturale del bere ha avuto come caposaldo la disinformazione che con forti investimenti ha preso il sopravvento sull'informazione valida e corretta favorendo la sponsorizzazione di eventi sportivi, musicali, culturali , il product placement nelle fiction, le pressioni al bere esercitate dal marketing aggressivo anche nei confronti dei giovanissimi grazie alla disapplicazione o all'insufficiente controllo delle norme di divieto di vendita e somministrazione ai minori che rappresentano il 10 % di tutti gli intossicati dall'alcol che giungono in Pronto Soccorso. L'effetto acuto dell'alcol, per contatto sulle mucose, è testimoniato da quanti lamentano di problemi di gastroenterologici anche seri nel caso in cui già affetti da forme d'infiammazione di esofago, stomaco, duodeno e da tutti i malati che hanno avuto il fegato e il pancreas come organi bersaglio. Steatosi epatiche, reflussi di vario tipo sono solo la conseguenza più blanda di ben più severe condizioni la cui presenza può precorrere l'insorgenza di cancro nel caso di persistenza del consumo rischioso e dannoso di alcol non intercettato dalle strutture di diagnosi, ricovero e cura che oggi sono in affanno a causa dello strascico che il Covid reca ancora con sé in termini di liste d'attesa e di carenze del personale sanitario ”.Ci sono alcuni sui colleghi, ma anche politici e imprenditori, che sostengono che l’alcol non debba essere demonizzato e che un bicchiere di vino durate i pasti non faccia alcun danno. Come risponde lei?“Non esiste nessuna demonizzazione, non esiste nessun proibizionismo. È una narrazione legata all'esigenza di difesa e di supporto economico di legittimi interessi commerciali, ma evidentemente un pretesto old-fashioned, come fu definito dal Commissario Europeo alla Salute Adriukaitis nel corso della ottava Settimana di Consapevolezza Europea AWAHR in Parlamento Europeo, in risposta al disatteso richiesto obbligo di inserimento delle dovute informazioni nutrizionali in etichetta; chiunque potrà constatare che tale narrazione non trova oggettivo riscontro in alcun documento ufficiale OMS o della EU in cui il vino non è mai citato lì dove si fa invece giusto riferimento all'alcol di cui il vino è veicolo come bevanda alcolica principale. In sintesi: non esiste alcun caso vino, non c'è alcuna lotta al vino. Le direttive comunitarie esigono e garantiscono un consumatore adeguatamente informato. Le istituzioni sono tenute a sollecitare i settori della produzione di competenza a comunicare in maniera trasparente al consumatore le principali informazioni di cui possiamo trovare descrizione in ogni prodotto che entra nella catena alimentare, chi lo ingerisce ha diritto a scelte consapevoli, ha diritto di sapere quanti grammi di alcol o quante calorie sta introducendo, il vino non fa e non può fare eccezione così come non la fa la birra il cui settore di produzione ha già ottemperato volontariamente alle direttive europee inserendo i parametri richiesti in etichetta autopromuovendosi proud to be clear , fieri di essere trasparenti.Siamo tutti responsabili della salute individuale ma anche di quella altrui e l’informazione deve offrire chiarezza. Nessuno studio potrà mai dimostrare il beneficio connesso al consumo di una sostanza tossica perché mai nessun comitato etico approverebbe tali tipi di studi, in America in NIH è già avvenuto e finanziamenti garantiti dall'industria ad un ricercatore in tal senso sono stati restituiti e lo studio inibito. Ecco perché le notizie sugli effetti tout-cour benefici dell’alcol sono e resteranno tutte bufale come quella del resveratrolo nel bicchiere al giorno che , alla prova dell'evidenza scientifica, necessiterebbe di 100 bicchieri per raggiungere una dose minima efficiente. Un po’ di alcol riduce il rischio di diabete e di cardiopatie, ma al netto di un piccolo vantaggio subiamo il rischio parallelo e contestuale di centinaia di malattie. SE bere è piacere, affermare che fa bene o è salutare è diffondere fake, è falso e pericoloso: induce a ritenere che non vi sia danno lì dove il consumatore o la consumatrice è invece potenzialmente esposto dalla disinformazione ad un'informazione ingannevole e di potenziale pregiudizio alla salute , vicende già viste con il fumo di sigarette le cui conseguenze anche risarcitorie negli States hanno dimostrato la responsabilità della omessa informazione e dei gap della comunicazione da parte di chi ha il dovere di rispettare il consumatore. Una nuova cultura tesa ad evitare informazioni fake valorizzerebbe ancora di più chiunque dimostrasse con i fatti il significato vero di responsabilità sociale dell'impresa.Gaetano Gorgoni
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