Curiosità «Amare è amaro», tra sogni e nostalgia di aperitivi: l’inno della Fase 2 salentina Dopo «Vorrei essere Con-te», iCoyoti colpiscono ancora e raccontano la quarantena tra salti nel passato e desideri di aperitivi 14/05/2020 Mauro Bortone circa 2 minuti Ci sono “mancanze” e “assenze” che si percepiscono maggiormente nei giorni dell’isolamento e desideri o nostalgie da cullare nell’attesa di una nuova stagione. Chi pensa all’amore lontano, magari fuori regione, che non vede da più di ottanta giorni e chi, invece, desidera solo tornare al tempo degli aperitivi, quando uno Spritz bagnava le labbra e rendeva felici come fosse l’unico congiunto da ritrovare. Com’erano belli gli "assembramenti alcolici", le adunate al bar, ridotte ormai a un lontano ricordo, smarrito in un tempo passato che non sembra voler tornare: la Fase due salentina è qui, nel racconto musicale e per immagini, che propongono ancora una volta iCoyoti (al secolo i Salvo e Ismaele De Stradis ), istrionici salentini, che avevano firmato il brano tormentone della quarantena, tutto incentrato sui luoghi comuni dell’Indie e sul personaggio indiscusso del momento, ovvero quel premier Giuseppe Conte, che a colpi di decreti ha fatto incetta di "bimbe" e di donne che lo hanno eletto a personale “sex symbol”. Quel «Vorrei essere Con-te» era stato rappresentativo della narrazione delle settimane più complesse della quarantena. Con l’arrivo della Fase Due, però, iCoyoti, che quotidianamente sulla loro pagina continuano a servire le loro pillole per raccontare l’isolamento, hanno deciso di fare un salto nel passato, negli anni Trenta per precisione, con un nuovo brano «Amare è amaro», fresco, leggero proprio come un aperitivo agognato che scende in gola, con un testo che canta l’amore per quella speciale scorzetta d’arancia, l’“affetto stabile” che accompagna le gustose sorsate al bar e racchiude il senso dell’attesa di venir fuori dal lockdown per gioire della «folla che ritornerà». La Fase 2 anelata, dunque, risulta un concentrato della speranza di chi vuole tornare alla vita di un tempo dove «Campare è difficile, Campari un po’ meno, prosecco di più», e della percezione che, invece, questo “nuovo” tempo sia solo un pezzo di quarantena allungata, che alimenta i dubbi e le incertezze sui ricongiungimenti sognati: «Ci siamo lasciati senza dirci nulla e tu lo sai che male fa, e chi mi dirà quando ti rivedrò e in quale bar?!».L’ironia del brano (scritto da Salvo De Stradis e che vede la partecipazione al piano di Carmelo Amleto Giammusso, alla batteria Marco Bombardino, al basso e contrabbasso Mino Indraccolo, ai cori Marilina De Stradis) come la musica, le atmosfere e le coreografie (partecipate da numerosi aspiranti consumatori di aperitivi che hanno prestato i propri passi alla causa), rendono ancora una volta merito ai Coyoti, al loro marchio di fabbrica sempre più riconoscibile, costituito da una satira intelligente e capace di coinvolgere, di strappare sorrisi anche in un contesto complesso come quello dell’emergenza odierna; e ancora, dimostra come, nella semplicità e nei limiti dei mezzi, che la quarantena impone si possa mantenere intatta la propria creatività e originalità. E sebbene il caro aperitivo sia ancora lontano, la gente tardi a ritrovarsi in «assembramenti alcolici» e «Amare è amaro» per definizione, quel sorriso che iCoyoti riescono a strappare ogni volta è salutare e propedeutico a giorni o quarantene "allungate" migliori.
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