Ambiente Cronaca Lecce “Mare Monstrum”, nel report di Legambiente la Puglia sul podio, al terzo posto con 3.016 reati I dati del 2023 sono da codice rosso per coste e mare italiano sotto scacco delle illegalità. Nel Capo di Leuca denunciate 9 persone per quattro casi di irregolarità. 05/09/2024 circa 4 minuti “Le illegalità ambientali continuano a sfregiare l’ambiente e il mare”. A lanciare l’allarme Legambiente, che registra nel suo report annuale, “Mare Monstrum”, un’impennata degli illeciti nel 2023, un anno da codice rosso per il Mare nostrum. 22.956 i reati accertati dalle forze dell’ordine e dalle Capitanerie di porto, +29,7% rispetto al 2022. Insieme alle violazioni amministrative, la media è di 8,4 illeciti per ogni chilometro di costa, uno ogni 119 metri. Ciclo illegale del cemento (10.257 reati, +11,2% rispetto al 2022), ciclo illegale dei rifiuti e mare inquinato (6.372, +59,3%), pesca illegale (4.268 illeciti penali, +11,3%) si confermano i reati più diffusi. Preoccupa anche la violazione delle normative che regolano la nautica da diporto: 2.059 illeciti penali accertati nel 2023, + 230% rispetto al 2022.Illeciti che purtroppo aumentano ogni anno a un ritmo sempre più intenso: stando al report Mare Monstrum, sono 25.545 le persone denunciate nel 2023, in aumento del 43% rispetto al 2022. Cresce, però, l’efficacia dell’azione repressiva, come dimostra il numero di persone arrestate (204, +98,1% rispetto al 2022) e quello dei sequestri, pari a 4.026, in crescita del 22,8% sul 2022. Un reato su due (50,3%) si concentra nelle 4 regioni a tradizionale presenza mafiosa, Campania (3.095 illeciti penali), Sicilia (3.061), Puglia (3.016) e Calabria (2.371), che guidano nell’ordine, come numeri assoluti, la classifica regionale, seguite dal Lazio (1.529 reati) e dalla Toscana (1.516). Nelle prime dieci regioni figurano Sardegna, Veneto, Liguria e Marche. Proprio questa regione è, invece, la prima come numero di illeciti complessivi (reati e violazioni amministrative) per km di costa (38,9), seguita da Friuli-Venezia Giulia (31,9 illeciti per km) e Basilicata (30,9).La Puglia, quindi ancora una volta sul podio, al terzo posto nella classifica regionale, con 3.016 reati accertati su 118.611 controlli effettuati: 3.212 le persone denunciate, 17 quelle arrestate, mentre 711 sono stati i sequestri effettuati.In particolare, in Puglia, il mattone selvaggio non risparmia nemmeno Capo di Leuca, dove lo scorso 23 maggio i Carabinieri Forestali del Nucleo di Tricase hanno denunciato 9 persone per quattro casi di irregolarità. Nelle campagne di Salve è stata accertata la costruzione di un fabbricato di 80 metri quadri, con porticato e pavimentazione esterna, senza alcun titolo abilitativo (né permesso di costruire, né tantomeno autorizzazione paesaggistica). Ancora: altre due piscine e 4 persone denunciate, sempre in agro di Corsano e un’altra piscina abusiva sul litorale di Gagliano del Capo. A poca distanza, i militari della Sezione operativa navale di Otranto, in collaborazione con la Guardia di finanza di Bari, hanno sequestrato quattro immobili e una piscina all’interno di una struttura turistica lungo la costa di Torre Sant’Andrea, realizzati senza regolari permessi edilizi.Il 21 marzo scorso i sigilli sono scattati a Polignano a Mare, in una zona sottoposta a vincolo paesaggistico e naturalistico e ricadente all’interno del Parco naturale regionale di Costa Ripagnola, dove la Guardia costiera ha fermato un cantiere edilizio completamente sprovvisto di alcuna autorizzazione. Ancora a fine marzo, a Marina Serra, nel Comune di Tricase, i carabinieri hanno scoperto dei lavori abusivi di sbancamento, spietramento e livellamento di un terreno all’interno del Parco naturale regionale “Costa Otranto-Santa Maria di Leuca e Bosco di Tricase”. Lavori totalmente illegali, tanto da costringere i militari a sequestrare il cantiere, esteso su una superficie di circa 250 metri quadrati. Il proprietario del terreno, che è anche il committente dei lavori, è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Lecce.Mare inquinato: al cemento lungo le coste si “sommano” l’abbandono e gli smaltimenti illegali di rifiuti, gli scarichi in mare e la “mala depurazione”. Primo posto in classifica per illeciti di questo tipo, spetta alla Campania anche se in leggera flessione (-2,3%) rispetto al 2022: 1.047 reati, più del 16% del totale nazionale, accompagnati dal record di persone denunciate, 1.121, di arresti, 43, di sequestri effettuati, 561, e di sanzioni, il cui valore ha superato quota 108,6 milioni di euro. Al secondo posto si conferma la Puglia con 881 reati, (+57,3% rispetto al 2022), 994 persone denunciate e 15 arresti, seguita da Calabria, con 828 illeciti penali, +140,7%. La Sicilia (722 reati, +111,7%) passa dal quinto al quarto posto. Legambiente ricorda che la parte più significativa dell’illegalità si è concentrata nelle quattro Regioni a tradizionale insediamento mafioso, dove sono stati accertati 3.478 illeciti penali, pari al 54,6% del totale nazionale.Pesca Illegale: analizzando tutti gli illeciti, sia penali che amministrativi, in termini assoluti la Sicilia guida la classifica con 1.872 infrazioni, seguita da Puglia (1.264), Lazio (824) e Liguria(809). Nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (Sicilia, Puglia, Campania e Calabria) è stato accertato il 44,7% degli illeciti complessivi.LE PROPOSTE DI LEGAMBIENTE Di fronte a questo quadro, Legambiente lancia oggi un pacchetto di dieci proposte che hanno al centro quattro macro temi: 1) la lotta all’abusivismo edilizio, su cui l’associazione ambientalista chiede ad esempio di velocizzare l’abbattimento degli immobili abusivi, anche prevedendo finanziamenti a favore dei Comuni che eseguono le ordinanze di demolizione e alle procure della Repubblica, alle procure Generali e alle Prefetture per l’esecuzione delle sentenze di condanna in materia di abusivismo edilizio; 2) la lotta alla maladepurazione, per uscire dalle onerose procedure d’infrazione dell’Unione europea, investendo sulla realizzazione e/o sull’adeguamento dei sistemi fognari e di depurazione, migliorando in generale l’intero sistema di gestione, efficientando il trattamento delle acque reflue; 3) il tema dei rifiuti dando, ad esempio, piena attuazione alla normativa di recepimento della Direttiva 2019/883 relativa agli impianti portuali di raccolta per il conferimento dei rifiuti delle navi e regolamentare in maniera stringente lo scarico in mare dei rifiuti liquidi (acque nere ed acque grigie, acque di sentina, ecc.), istituendo, per esempio, delle zone speciali di divieto di qualsiasi tipo di scarico, anche oltre le 12 miglia dalla costa; promuovendo politiche attive e misure per la prevenzione nella produzione e per la lotta all’abbandono e la dispersione dei rifiuti. 4) il contrasto della pesca illegale, conadeguati interventi normativi e sanzioni davvero efficaci. Al governo e alle amministrazioni locali gli ambientalisti chiedono un impegno concreto per una battaglia di civiltà.
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