Ambiente Cronaca Lecce 

Addio anche ai pini di Piazzale Pisa, voci di dissenso ma il sindaco tira dritto: «Miglioreremo area»

Il Coordinamento per gli Alberi e il Verde Urbano di Lecce chiede di salvare le oltre 30 piante destinate all'abbattimento: è uno degli ultimi polmoni verdi della città

Altri pini destinati all'abbattimento- almeno una trentina- questa volta tra piazzale Pisa e via Alessandria: prosegue il piano di rifacimento di strade e marciapiedi da parte del Comune di Lecce che prevede la sostituzione delle vecchie alberature con nuove essenze, giudicate maggiormente «compatibili con il contesto urbano». Il piano è stato presentato alla cittadinanza dal sindaco Salvemini e dall'assessore Nuzzaci venerdì scorso presso l'auditorium della chiesa di San Giovanni Battista: un incontro per raccogliere idee ma anche le proteste di chi quegli alberi vorrebbe salvarli.

«Per Piazzale Pisa e Via Alessandria interverremo per migliorare, e non il contrario, la vita di chi abita e frequenta quelle strade ogni giorno – ha commentato il sindaco prendendo atto delle voci contrarie -  il dissesto delle strade e dei marciapiedi dell'area e la necessità oggettiva di intervenire; il diritto dei cittadini del quartiere di avere infrastrutture efficienti, come avviene altrove; l'indirizzo politico della mia amministrazione, che chiede al settore Lavori pubblici di preservare sempre gli alberi esistenti e di produrre preventivamente una relazione agronomica per ogni intervento che coinvolge strade e piazze dove insistono alberi; i progetti e i pareri tecnici che, all'esito di valutazioni firmate dai professionisti incaricati, certificano - assumendosene la responsabilità - il fatto che un albero debba o non debba essere sostituito per ragioni di sicurezza legate alla sua stabilità all'esito dei lavori; la consapevolezza che il contrasto al riscaldamento globale si nutre di un mix di azioni: meno auto, più trasporto ibrido elettrico, meno gas da riscaldamento, più efficienza energetica, abbandono fossili, investimento sulle rinnovabili e naturalmente più verde nelle città e di maggiore qualità».

Di tutt'altro avviso il Coordinamento per gli Alberi e il Verde Urbano di Lecce che ha partecipato all'incontro con  esperti di arboricoltura urbana: «la messa in sicurezza di strade e marciapiedi si può realizzare evitando l’abbattimento delle alberature sane (tecnicamente dette “senza difetto”), poiché l’intervento sull’asfalto coinvolge soltanto radici “esplorative”, la cui interruzione o eliminazione non compromette la stabilità degli alberi. Gli esemplari di Piazzale Pisa e via Alessandria rappresentano indiscutibilmente uno degli ultimi polmoni verdi del quartiere e della città, urbanisticamente progettato, con lungimiranza, al servizio di un comprensorio di cemento densamente abitato. Oggi, a più di 40 anni dalla sua realizzazione, questo polmone svolge efficacemente diversi servizi ecosistemici, tra cui la mitigazione della calura estiva, l’assorbimento di CO2 e delle polveri sottili, il drenaggio delle acque meteoriche; con la sua bellezza ha valore paesaggistico e di memoria collettiva e contribuisce al benessere psico fisico dei residenti. Cosa propongono i tecnici dell’Amministrazione in sostituzione di questi esemplari d’alto fusto giovani e sani? Specie a foglia caduca che non garantiranno altrettanti benefici e servizi ecosistemici se non dopo almeno 15-20 anni dalla messa a dimora, di fatto lasciando nel frattempo una piazza e un viale deserti. Vogliamo ricordare che il ricorso all’espianto, cioè alla distruzione di una risorsa importante sul piano economico e ambientale, deve essere l’extrema ratio, praticabile solo dopo aver cercato altre soluzioni. Occorrerebbe anche accettare, sia da parte dell’Amministrazione come della cittadinanza, l’eventualità e la convivenza con il “rischio arboreo”, nettamente sopravvalutato rispetto ai dati statistici[...] E’ ipotizzabile che il valore economico di ciascun albero di pino domestico dell’età già riferita ammonti a circa 20- 25.000 euro, stimati in base a protocolli internazionali (ad es. protocollo Aretè), pertanto la perdita immediata per il quartiere e la cittadinanza ammonterebbe almeno a 850.000 euro, senza considerare i costi – comunque da computare – delle operazioni di abbattimento, acquisto delle nuove piante, preparazione del sito, messa a dimora e manutenzione, nonché l’indispensabile assistenza idrica nei primi anni di vita».


Potrebbeinteressarti