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Covid-19, il test rapido non convince gli esperti: «Non dà certezza sulla diagnosi»

L'esito delle analisi effettuate dalla professoressa Maria Chironna, responsabile del laboratorio Igiene del Policlinico di Bari e da Angelo Paradiso, direttore scientifico dell'Irccs Giovanni Paolo II di Bari

«I test rapidi sierologici non possono essere utilizzati per la diagnosi di Covid-19, la diagnosi deve essere effettuata mediante test molecolari su tamponi nasofaringei».

Lo dichiarano in una nota la professoressa Maria Chironna, responsabile del laboratorio Igiene del Policlinico di Bari, centro di riferimento regionale Covid-19, e Angelo Paradiso, direttore scientifico dell'Irccs Giovanni Paolo II di Bari. 

«I test rapidi per anticorpi anti-SARS-CoV-2 - spiegano - non sono adatti per la diagnosi di infezione, ma danno buone informazioni sulla risposta immunologica nei confronti del virus e possono essere utilizzati solo a complemento nell'algoritmo diagnostico. Dalla valutazione effettuata su circa 300 campioni processati in parallelo (sangue e tampone) è emerso che i test rapidi, anche in soggetti con sintomi, non sono sensibili quanto i test su tampone nasofaringeo; i test sierologici non evidenziano infezioni da SARS-CoV-2 in soggetti con esordio sintomi recente (meno di 5-7 giorni); e se il test sierologico è positivo e il soggetto ha sintomi suggestivi di Covid-19, il test rapido ha una buona predittività (vuol dire che è molto probabile che si tratti di una vera infezione da SARS-CoV-2)». 

I due professori evidenziano che il risultato «è in linea con quanto ribadito nella circolare ministeriale del 3 aprile 2020 a proposito delle indicazioni relative alla diagnosi di laboratorio». aria ma vissuta nella piena vicinanza spirituale. 

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