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La storia ''sepolta'' dell’Abbazia di Santa Maria Cerrate

Stamattina FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano e Provincia di Lecce hanno presentato un video-racconto immersivo in un nuovo spazio multimediale permanente dedicato all’origine e all’anima bizantina del sito.

Si inaugura oggi all’Abbazia di Santa Maria di Cerrate a Lecce - Bene della Provincia, affidato dieci anni fa al FAI-Fondo per l’Ambiente Italiano ETS e dal 2018 regolarmente aperto al pubblico – un nuovo spazio multimediale permanente, che integra e arricchisce l’attuale offerta di visita, dedicato al racconto della storia dell’Abbazia in un capitolo meno noto, che ne svela e ne approfondisce l’origine e l’anima bizantina.

“La storia “sepolta” dell’Abbazia di Cerrate” è il titolo di una video-installazione immersiva allestita in una stanza appositamente restaurata nella cosiddetta Casa Monastica, la parte più antica del complesso, che oggi appare come una tipica masseria salentina, stretta intorno alla Chiesa di Santa Maria, ma che mille anni fa era un’abbazia, un monastero bizantino. I blocchi di pietra leccese delle antiche mura si animano attraverso proiezioni di immagini storiche, documenti e dettagli dell’architettura, della decorazione e degli affreschi, mentre una coinvolgente narrazione, affidata alla voce dell’attore leccese Mario Perrotta, guida il pubblico in un viaggio all’indietro nel tempo sulle tracce dei monaci bizantini che per secoli hanno abitato in queste stanze, provando a ricostruirne la vita e la cultura, le usanze e i riti.



Dalle testimonianze rilette e ricomposte, poche e labili ma profondamente significative, emerge una storia “sepolta”, che rimanda all’origine del monastero, che testimonia la vita della comunità monastica di Cerrate e il rito bizantino o greco che vi si praticava, e suggestivamente ne rievoca il tramonto. Tra queste una scoperta eccezionale: il ritrovamento di uno stampo eucaristico dell’XI-XII secolo, finora unico nel suo genere, che veniva usato per timbrare il pane benedetto nelle cerimonie pasquali secondo il rito greco, ritualmente sepolto intorno al XV secolo e rinvenuto integro nel 2014-2015 durante gli scavi archeologici promossi dal FAI e diretti, in collaborazione con la Soprintendenza, dall’Università del Salento.

Il racconto è frutto di una ricerca scientifica, promossa e coordinata dal FAI, che si è avvalsa della consulenza di docenti universitari e del lavoro di otto giovani ricercatori sostenuti dalla Fondazione con borse di studio finalizzate alla conoscenza specifica, originale e approfondita, dell’Abbazia di Cerrate sotto molteplici aspetti, dall’architettura agli affreschi, dalle fonti storiche a nuovi dati archeologici.

La ricerca ha portato in luce dettagli ed elementi inediti della storia dell’Abbazia, anche dimostrando l’infondatezza di alcune tradizioni, come quella che voleva uno scriptorium a Cerrate, un centro per la copiatura di manoscritti, che non è effettivamente documentato.



Attraverso questo video racconto il FAI, all’Abbazia di Cerrate come già in altri suoi Beni, mostra l’impegno per la valorizzazione culturale del patrimonio che gestisce, che si fonda sulla conoscenza e sulla diffusione di essa ad un pubblico largo, ovvero sulla promozione dello sviluppo della cultura e della ricerca scientifica, in ciò perseguendo l’articolo 9 della Costituzione italiana da cui muove la sua missione. Restauri e allestimenti come questo hanno lo scopo di restituire ai luoghi il loro pieno valore culturale, che non risiede nel solo passato, ma nell’eredità che esso ha lasciato ai territori e alle loro comunità: perciò il racconto si chiude con una testimonianza in griko e nel ricordo delle tradizioni ancora vive nel Salento che affondano le radici in una storia millenaria solo apparentemente “sepolta” e rivelano l’anima bizantina di questa terra, di cui l’Abbazia di S. Maria di Cerrate è una eccezionale testimonianza.

Restauro, allestimento e video racconto sono stati realizzati grazie al generoso lascito della dottoressa Rossana Festa, a testimonianza del suo grande amore per la natura e per l’arte.


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