Politica Parabita 

Cacciapaglia si poteva candidare, sentenza della Corte d’Appello di Lecce

I giudici hanno respinto il reclamo proposto dall’Avvocatura dello Stato per conto del Ministero dell’Interno e della Presidenza del Consiglio. L’ex sindaco è stato difeso d...

I giudici hanno respinto il reclamo proposto dall’Avvocatura dello Stato per conto del Ministero dell’Interno e della Presidenza del Consiglio. L’ex sindaco è stato difeso dall’avvocato Pietro Quinto. Stessa decisione per l’ex assessore Biagio Coi, difeso dall’avvocato Luciano Ancora. È stata emessa la decisione della Corte d’Appello di Lecce sulla candidabilità dell’ex sindaco Cacciapaglia e dell’ex assessore Biagio Coi. La Corte ha rigettato il reclamo proposto dall’Avvocatura dello Stato per conto del Ministero dell’Interno e della Presidenza del Consiglio contro la decisione del Tribunale di Lecce che, pur dopo il provvedimento di scioglimento del Consiglio Comunale per il pericolo di infiltrazioni malavitose, aveva ritenuto esenti da responsabilità dirette e, dunque, candidabili, l’ex sindaco Alfredo Cacciapaglia, difeso dall’avvocato Pietro Quinto e l’ex assessore Biagio Coi, difeso dall’avvocato Luciano Ancora. A entrambi non poteva essere addebitata alcuna responsabilità per le vicende che avevano dato luogo allo scioglimento dell’amministrazione comunale di Parabita. “La sanzione della incandidabilità per gli ex amministratori – hanno sostenuto gli avvocati Quinto ed Ancora – secondo il dato normativo non è una conseguenza automatica dello scioglimento traumatico di un’amministrazione, che ha presupposti di carattere generale e soprattutto precauzionale. L’interdizione per gli ex amministratori, per la sua natura sanzionatoria, non è una conseguenza diretta, ma richiede un accertamento specifico di un rapporto di causa ed effetto. Come già accertato dal Tribunale e come ulteriormente approfondito e sottolineato dalla Corte d’Appello (presidente Mele, estensore Invitto) le contestazioni di fatti della vita amministrativa del Comune (come le vicende delle occupazioni delle case popolari, la gestione del servizio di nettezza urbana, i presunti benefici arrecati a famiglie contigue ad esponenti colpiti da vicende giudiziarie) non potevano essere addebitate in alcun modo a comportamenti riferibili al sindaco Cacciapaglia ed all’assessore Coi. Questi amministratori non potevano essere colpiti dalla interdizione della incandidabilità, che incide su diritti costituzionalmente protetti e che impone un accertamento rigoroso di personali responsabilità. L’avvocato Quinto ha sottolineato come l’ex sindaco Cacciapaglia, pur potendosi candidare nel turno naturale dell’ottobre 2018, e sia in quello prossimo del 26 maggio, ha rinunciato all’esercizio del suo diritto, già acclarato dal Tribunale di Lecce, per rispetto delle determinazioni della magistratura d’Appello: “È infatti -spiega Quinto- accaduto che, nella immediatezza del termine di presentazione delle candidature, l’Avvocatura dello Stato ha richiesto l’anticipazione dell’udienza di discussione dell’appello, già fissata per il prossimo mese di giugno, che è stata quindi celebrata alla vigilia della data di presentazione delle liste. E tuttavia, pur potendo riproporre la propria candidatura che per legge può essere impedita solo da una sentenza definitiva di incandidabilità, l’ex sindaco ha rinunciato a guidare una sua propria lista, attendendo con serenità il giudizio della Corte d’Appello, che, come già detto, ha nuovamente riconosciuto l’integrità della posizione giuridica dell’ex sindaco di Parabita”.  

Potrebbeinteressarti