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Caso Tap, il sindaco di Melendugno non ci sta: “Noi contattati, Lizzanello ha fatto da solo”

Maurizio Cisternino rispedisce al mittente le critiche. Potì: “No ad accordi sul futuro”.

“Sono stati i dirigenti di Tap ad abbandonare il tavolo provinciale, nel momento in cui è subentrata la legge regionale che prevedeva compensazioni molto alte retroattivamente. Inoltre, il Comune di Lizzanello ha provato a fare da solo inviando una lettera a Tap in cui chiedeva oltre 4 milioni, senza ottenere nulla. Stabile mente sapendo di mentire: a dicembre hanno scritto alla multinazionale”. Il sindaco di Melendugno, Maurizio Cisternino, rispedisce le bacchette al mittente. Il primo cittadino è stato criticato dal presidente della Provincia Minerva e dal consigliere provinciale Renato Stabile per  non aver privilegiato il tavolo provinciale che era già stato aperto a fine 2023, su impulso dei dirigenti Tap, e per aver trattato da solo.
Ma come sono andati davvero i fatti?

Era ancora la fine del 2023 quando i dirigenti Tap hanno contattato gli enti interessati dalla denuncia per inquinamento della falda e hanno messo sul tavolo della Provincia di Lecce circa 22 milioni, che accontentavano tutti: in poco più di un anno è cambiato tutto. Questa è la ricostruzione del sindaco di Melendugno, Maurizio Cisternino, che si dice amareggiato per gli attacchi ricevuti. “La legge regionale è stata impugnata e Tap ha avuto ragione di fronte alla Corte costituzionale”, puntualizza il primo cittadino di Melendugno. Nessuno potrà chiedere i compensi per il passato, ma c’è un ricorso al Tar che mira ad applicare la legge regionale sui ristori per il futuro. La nuova proposta di accordo ancora non è stata firmata e dev’essere comunque votata dal Consiglio comunale di Melendugno, ma il legale del Comune, Francesco Calabro, lunedì scorso, in Commissione, ha spiegato a maggioranza e opposizione che la situazione è cambiata, il pm Alessandro Prontera ha chiesto 6 assoluzioni facendo crollare le accuse di illecito amministrativo e non si può più tergiversare. Il rischio è di finire a bocca asciutta, dopo aver perso un bel po’ di milioni a causa dell’intervento regionale.

La prima proposta della multinazionale del gasdotto Tap al tavolo provinciale era di versare 8 milioni alla Provincia di Lecce, in favore di politiche ambientali che avrebbe messo in atto l’ente, 10 milioni sarebbero andati a Melendugno, 4 milioni a Vernole, 4 a Lecce, 2,8 a Lizzanello, 600 mila euro a Castrì e  600mila euro a Martano, che aveva partecipato alla denuncia penale pur non essendo un Comune interessato dal passaggio del gasdotto. Per il sindaco Cisternino è venuto il tempo del pragmatismo, del resto alcuni Comuni sono già fuori gioco per il cambio di strategia di Tap, che ha risposto all’iniziativa solitaria di Lizzanello spiegando che per quel tratto è responsabile SNAM, quindi è con quella multinazionale che dovrà trattare l’amministrazione interessata.

Dunque, il tavolo provinciale sembra ormai irrealizzabile. “Spero nell’autonomia dei giudici - afferma l’ex sindaco Marco Potì, a proposito del processo in cui il pm ha chiesto l’assoluzione per molti capi d’accusa - Quella trattativa Provincia, Comuni, Tap e SNAM che era stata aperta su impulso dei vertici della multinazionale del gasdotto saltò per l’entrata in vigore della legge regionale, perché oltre all’accordo non volevano pagare il 3% sul valore commerciale del gas trasportato (24 milioni all’anno). Ma io, oggi, mi chiedo perché non chiudere il processo per il passato invece di fare un accordo pure per il futuro? Il ‘nulla a pretendere’ non ha senso, soprattutto in vista di un raddoppio. I compensi previsti dalla legge regionale per il futuro non possono essere annullati. Non possiamo accontentarci degli spiccioli dopo una battaglia durata anni: è incoerente. C’è ancora una battaglia davanti al Tar per i contributi annuali futuri previsti dalla legge regionale”.

Ma il sindaco di Melendugno non ha voglia di farsi sfuggire i milioni che sono già sul banco, per il futuro poi si vedrà, oggi l’urgenza è incassare per rimettere in sesto la falesia che si sta sbriciolando. La Regione Puglia ha dato briciole fino a oggi: 250mila euro per l’emergenza crolli. Cifre inconsistenti. 6 milioni in due tranche farebbero la differenza.
G.G.


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