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Commissione Ambiente: il Coordinamento Alberi e Verde Urbano di Lecce risponde alle dichiarazioni rilasciate da Magnolo

Replica alle dichiarazione del dirigente del Settore Ambiente del Comune di Lecce.

Nella seduta di Commissione Ambiente del 12 dicembre scorso, e in seguito a mezzo stampa, il dirigente del Settore Ambiente ha rilasciato dichiarazioni su cui sarebbe opportuno riflettere.

“Il termine “allarme” riferito a “tutti” i pini della città è a nostro parere poco opportuno, generando una percezione di insicurezza non confortata da dati oggettivi. La normativa a cui il dirigente fa riferimento, come premessa di preannunciati abbattimenti di alberi, sono i CAM (Criteri Ambientali Minimi, DM 10/03/2020) che sconsigliano l’impianto di determinate specie; tale norma riguarda le alberature di nuovo impianto, non quelle preesistenti, che in generale vanno tutelate'', riporta la nota.

“Il rischio di caduta paventato deve essere quantificato a cura di professionisti esperti di rischio arboreo e la pericolosità dev’essere corroborata da approfondimenti strumentali appropriati, effettuati a campione (ad es. prove di trazione). Il concetto che tale rischio sia legato all’età dei pini, come affermato dal dirigente, è scientificamente infondato. L’instabilità non è correlabile all’età ma alla condizione specifica del singolo albero e del luogo dove è radicato e dev’essere quindi valutata caso per caso; nella fattispecie i pini a Lecce, pur considerando che l’ambiente urbano ne riduce la vita media, non sono neppure entrati nella fase di senescenza'', continua la nota.


“Non ci risulta che il Comune disponga di esperti in organico agli uffici preposti (Assessorato all’ambiente); infatti, per gli interventi citati dal dirigente, sono stati incaricati diversi agronomi e applicati differenti criteri di valutazione, che talvolta hanno consentito di salvare alberi che sembravano condannati.” Precisano dal Comitato.

“In Commissione, il dirigente ha sostenuto che la soluzione sarebbe la sostituzione integrale di tutte le alberature di pino (e non solo), ponendo, come unico ostacolo a questa scelta, l’opposizione delle associazioni, così spostando l’attenzione dalla vera emergenza ossia la salute pubblica e in particolare le malattie respiratorie e oncologiche e i rischi legati all’amplificazione degli incrementi termici estivi che scaturirebbero dall’abbattimento di centinaia se non migliaia di alberi e dei relativi servizi ecosistemici.


Accade pure che siano abbattuti alberi che hanno patologie ma che con semplici accorgimenti si possono salvare, come ha recentemente precisato il prof. Franco Nigro fitopatologo dell’Università di Bari, e che anche per il dirigente non sono a rischio di crollo.” La nota continua.

“Invitiamo l’amministrazione a non reiterare azioni censurabili sotto il profilo morale, giuridico ed economico.

L’unico vero motivo di preoccupazione per il Comune, nell’eventualità di danni causati dal  crollo di alberi e relativi contenziosi, è ciò che quasi sempre li ingenera, ossia le carenze gestionali e l’inadempienza normativa, in quanto ancora non esiste un monitoraggio costante dello stato delle alberature così come dei lavori pubblici realizzati in prossimità degli apparati radicali. Qualunque abbattimento preventivo e massiccio di alberature deve considerarsi illegittimo per violazione della normativa comunitaria, in particolare del principio DNSH (Do No Significant Harm, ossia “non arrecare danno significativo” [all'ambiente]), principio stabilito dal Regolamento UE 241/2021.


Si tratta infatti di considerare gli alberi un bene comune, che l’Ente Comunale, i Dirigenti ed i Funzionari sono tenuti a custodire.” Infine in riferimento all’esempio fatto in Commissione circa la situazione di Roma. 

“Il caso di Roma può essere portato come esempio di malgoverno della normativa, in relazione al verde pubblico, in quanto è stato evidenziato in uno specifico rapporto (LabUr, Laboratorio di Urbanistica di Roma) come molti pini domestici siano stati “eliminati in totale dispregio del regolamento capitolino del verde pubblico e privato e del paesaggio urbano di Roma Capitale” che tutela tale specie come componente identitaria del paesaggio romano; gli alberi sono stati lasciati privi di cure contro la cocciniglia tartaruga, con ingenti perdite per il pubblico erario, creando condizioni favorevoli all’instaurarsi di un mercato poco trasparente del cippato, molto ricercato dalle centrali a biomassa. Decisamente un caso da non prendere a modello!”

Il Coordinamento conclude con un invito all’Amministrazione comunale: “Invitiamo l’Amministrazione comunale ad assumere scelte in relazione alla gestione del verde urbano, sia pubblico che privato (anche questo abbandonato totalmente alla discrezionalità dei proprietari), più virtuose e coerenti con linee guida e normative nazionali ed europee a tutela delle alberature urbane di quanto emerge dalle dichiarazioni del dirigente Magnolo. 

Ciò può concretizzarsi, di pari passo con il monitoraggio completo delle alberature, con il completamento del Censimento (auspichiamo sia pubblicato e reso fruibile on line alla cittadinanza interessata) e la doverosa approvazione di un Piano e di un Regolamento del Verde, condiviso con esperti e associazioni, di cui la città è ancora in attesa, ovviamente non prima di aver fatto propria una moratoria sugli abbattimenti indiscriminati”.


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