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Il Lecce nei guai, c'è la "responsabilità diretta"

Adesso è ufficiale: l’Us Lecce e l’ex presidente, Pierandrea Semeraro, sono stati deferiti dal Procuratore Federale, Stefano Palazzi, per responsabilità diretta. L’ille...

Adesso è ufficiale: l’Us Lecce e l’ex presidente, Pierandrea Semeraro, sono stati deferiti dal Procuratore Federale, Stefano Palazzi, per responsabilità diretta. L’illecito si sarebbe concretizzato durante il derby col Bari del maggio 2011. Le tesi dell’accusa Stefano Palazzi ha sposato le tesi della Procura della Repubblica di Bari. Infatti, secondo il Procuratore Capo, Antonio Laudati, e il suo Sostituto, Ciro Angelillis, il derby Bari-Lecce del maggio 2011 sarebbe stato combinato. Semeraro Junior, servendosi di un intermediario, l’imprenditore Carlo Quarta, avrebbe liquidato una tangente da circa 230mila euro nei confronti di Andrea Masiello e dei suoi amici, Gianni Carella, Fabio Giacobbe e Marcello Di Lorenzo, per garantire al Lecce una vittoria e la conseguente permanenza nel massimo campionato. Il denaro sarebbe stato corrisposto in più tranche   La traccia bancaria che incastrerebbe Semeraro Junior Gli inquirenti, dopo minuziosi accertamenti sulle movimentazioni bancarie di Pierandrea Semeraro,avrebbero riscontrato una traccia ritenuta decisiva. Ovvero, una serie di assegni liquidati a Carlo Quarta e alla sua compagna. Il denaro, poi, sarebbe tornato nelle mani dell’ex numero uno del Lecce, il quale lo avrebbe conferito nuovamente a Quarta per dargli modo di liquidare la tangente per intero.   La strategia difensiva Il pool di legali che sostiene la difesa di Semeraro ha studiato meticolosamente i punti cardine dell’accusa. Gli assegni, ad esempio, sarebbero stati girati a Carlo Quarta per un’operazione di carattere puramente imprenditoriale, e alla sua compagna per motivi “ampiamente giustificabili”. Inoltre Gianni Carella, esponente del clan Masiello, avrebbe dichiarato che alla fine l’accordo non andò in porto, vantandosi di aver preso in giro sia Carlo Quanta che Pierandrea Semeraro. Infine, Giuseppe Vives, centrocampista del Lecce all’epoca dei fatti, ha più volte smentito di aver ricevuto da Masiello un cenno che confermasse l’accordo durante il riscaldamento prepartita. Vives, però, non è ritenuto attendibile, tant’è che la Procura di Bari ha provveduto a iscriverlo nel registro degli indagati, contestandogli il reato di falsa testimonianza.   Francesco Covella

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