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Calcioscommesse, i difensori di Semeraro junior: “Quarta agì da solo”

Giovedì l’udienza sul derby Bari-Lecce dello maggio 2011. Il pool di legali che sostiene la difesa di Pierandrea Semeraro studia le ultime mosse prima dell’interrogatorio di gi...

Giovedì l’udienza sul derby Bari-Lecce dello maggio 2011. Il pool di legali che sostiene la difesa di Pierandrea Semeraro studia le ultime mosse prima dell’interrogatorio di giovedì presso la Procura Federale di Roma. La tesi difensiva tenterà di smontare il quadro probatorio a carico dell’ex presidente del Lecce. Secondo i legali, infatti, l’imprenditore Carlo Quarta agì per conto proprio, millantando il coinvolgimento di Semeraro nella presunta combine del derby col Bari del maggio 2011, al fine di rendersi più credibile agli occhi del clan barese capeggiato da Andrea Masiello. Non solo, le tracce bancarie che secondo la Procura di Bari proverebbero il coinvolgimento di Pierandrea Semeraro, sarebbero giustificabili. Il primo assegno da 50mila euro girato a Carlo Quarta, altro non sarebbe che una somma di denaro da utilizzare per alcune operazioni societarie che riguarderebbero entrambi, come l’acquisto di un ristorante. I successivi, invece, sarebbero stati emessi in favore di alcuni familiari. Inoltre, si punta su alcune contraddizioni presenti nelle deposizioni di Carella e su quanto affermato dal padre di Andrea Masiello, che avrebbe detto al figlio: “Ti pagano anche se non c’è stata combine”. Infine, c’è da considerare quanto dichiarato al Sostituto Procuratore Ciro Angelillis da Giuseppe Vives. Secondo l’ex centrocampista del Lecce, Carlo Quarta fu l’unico chiedere lumi su un eventuale cenno di Masiello che provasse l’avvenuto accordo durante il riscaldamento pre-gara. Cenno che, secondo Vives, non avrebbe mai avuto luogo. Secondo i difensori di Semeraro Junior, sarebbe questa la prova che scagionerebbe il loro assistito, che a rigor di logica avrebbe potuto chiedere delucidazioni in merito subito dopo la conclusione del match. Vives, però, è ritenuto poco attendibile dalla Procura di Bari, la quale ha provveduto a iscriverlo nel registro degli indagati, contestandogli il reato di falsa testimonianza.

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