Salute Sette Lecce Viaggio in Oncoematologia pediatrica: 30 casi all'anno, 70% di guarigioni I numeri sono confortanti: con le nuove tecnologie e con le nuove terapie guariscono di più i piccoli colpiti dal tumore. Leucemie e tumori del sistema nervoso colpiscono di più i bambin... 23/10/2019 a cura della redazione circa 6 minuti I numeri sono confortanti: con le nuove tecnologie e con le nuove terapie guariscono di più i piccoli colpiti dal tumore. Leucemie e tumori del sistema nervoso colpiscono di più i bambini, i linfomi sono più frequenti tra gli adolescenti. Restano più ostici i tumori che colpiscono il sistema nervoso e il cervello. La direttrice di Oncoematologia Pediatrica, dell’Ospedale Giovanni Paolo II di Lecce, ci ha accompagnato in un mondo fatto di speranza, sofferenza ma anche di grandi progressi e vittorie. Il reparto di Oncoematologia pediatrica è pulito, nuovo e ricco di servizi grazie anche agli sforzi e alle donazioni dell’associazione dei genitori: le professionalità e il collegamento ai più importanti centri d’eccellenza europei lo rendono affidabile ed efficiente. Nel nostro viaggio all’interno del reparto di Oncoematologia Pediatrica abbiamo potuto riscontrare che si tratta di un Centro in grado di dare sempre la risposta giusta, anche quando (in caso di tumori rarissimi) deve indicare la via di altri Centri specializzati. Umanizzazione, innovazione, empatia con i pazienti e professionalità caratterizzano questo reparto. I professionisti che ci lavorano sempre sono in costante formazione anche per la gestione della comunicazione con le famiglie dei pazienti. Leucemie, tumori cerebrali e linfomi sono i casi più ricorrenti tra bambini e adolescenti in cura al “Giovanni Paolo II”. I casi di guarigione sono diversi, ma è fondamentale l’intervento tempestivo. Il pediatra, come sempre, è la sentinella collegata ai centri oncologici pediatrici. Il medico di base al primo sospetto diagnostico indirizza i piccoli nella struttura più vicina per le verifiche. Il percorso dev’essere tempestivo, senza attese e gratuito. INTERVISTA ALLA DIRETTRICE DI ONCOEMATOLOGIA PEDIATRICA DEL “GIOVANNI PAOLO II, ASSUNTA TORNESELLO Dottoressa, sale ricreative, psicologo, scuola, palestra: c’è tutto in questa struttura per rendere migliore la vita dei piccoli pazienti e delle loro famiglie, vero? “Abbiamo anche la beauty room a disposizione dei genitori e delle nostre ragazze adolescenti, con estetista e parrucchiera. L’obiettivo è mantenere la normalità anche per chi è ricoverato qui: questa è la cosa più importante. Lo stato psicologico dei giovani pazienti è fondamentale. Quindi è necessario garantire tutte le attività di una vita normale, senza rinunciare a nulla”. Chi dovete ringraziare per questo reparto così ben tenuto e ricco di servizi? “Principalmente l’associazione Genitori per un Sorriso in più, che da sempre si impegna e si è impegnata a ottenere un reparto di questo livello. Ma ci sono anche tanti altri benefattori che si impegnano, ci sostengono e sono la nostra forza”. Come comincia il percorso oncologico di un bambino malato di tumore? “In genere lo mandano qui con un sospetto diagnostico. Noi facciamo gli accertamenti, la diagnosi e poi cominciamo con un percorso completo, con l’obiettivo della guarigione”. Quali sono i tumori pediatrici più frequenti? “I bambini vengono colpiti più frequentemente dalle leucemie e, al secondo posto, ci sono i tumori del sistema nervoso. Negli adolescenti (dai 14 ai 18 anni) il tumore più frequente è il linfoma”. Qual è la media di tumori pediatrici (nell’arco dell’anno) con cui avete a che fare in questo reparto? “Circa 30 all’anno. Consideri che in Italia vengono riscontrati 1500 nuovi casi ogni anno”. Quante possibilità hanno i piccoli che entrano in questo ospedale di guarire? “Grazie ai progressi fatti dall’oncologia il numero delle guarigioni, anche in questo ospedale, si aggira intorno al 70% dei casi. Questi sono numero che includono anche i tumori più difficili, quelli che sono lo zoccolo duro: i tumori cerebrali. Ci sono buone speranze di guarigione. Le terapie innovative e i nuovi farmaci hanno veramente fatto fare un enorme passo in avanti”. A che punto siamo con l’immunoterapia nel Salento? Qui utilizzate questa innovazione farmacologica per quali tipi di tumore? “Ancora non siamo inseriti nella sperimentazione, ma a breve cominceremo a utilizzare l’immunoterapia per altri tipi di tumori in cui non viene ancora utilizzata. L’immunoterapia sarà un’altra arma importante che a breve utilizzeremo qui”. Utilizzerete l’immunoterapia anche sui piccoli pazienti malati di leucemia? “A breve saremo autorizzati ad utilizzare l’immunoterapia anche per i casi di leucemia. Per i linfomi abbiamo già utilizzato l’immunoterapia”. Avete utilizzato immunoterapia unita alla chemioterapia? “Certamente”. Quali sono stati i risultati di questo tipo di terapia? “Ottimi! La possibilità di guarire è alta. Dopo la guarigione teniamo alta la guardia con i controlli. Non abbandoniamo mai i piccoli pazienti. I nostri bambini sono organismi in crescita, quindi dobbiamo controllare che avvenga correttamente. I controlli durano almeno cinque anni”. C’è possibilità di guarigione anche nei casi di recidiva? “Certamente, anche se con percentuali più basse. La recidiva è un percorso molto più complesso”. Quali sono i casi più difficili da affrontare? “Innanzitutto i tumori in fase avanzata e, come dicevo i tumori cerebrali, anche se in quel campo si registrano molti progressi”. Si può fare qualcosa per diagnosticare prima i tumori pediatrici: c’è una prevenzione in questo senso? “Il fatto che ci sia un centro come il nostro sul territorio aiuta tantissimo, perché il pediatra, quando ha un sospetto, può velocemente indirizzare il paziente qui. Quando il centro è lontano, bisogna organizzare un viaggio, bisogna fare più chilometri, e si rischia di fare tardi. Con un centro vicino, basta la chiamata del pediatra e il percorso si apre subito. I tempi sono ridotti e il pediatra di interfaccia con medici vicini”. Ci sono segni e sintomi che devono mettere in allerta i genitori? “Tutto quello che esula dalla normalità dev’essere verificato, ma è meglio non segnalare nulla nello specifico per non creare panico. Molti sintomi sono gli stessi di tante altre malattie. Le mamme, che sono il primo filtro, sanno accorgersi benissimo di qualcosa che non va, ma poi bisogna affidarsi al pediatra. È meglio non semplificare per non dare messaggi sbagliati. Meglio non rischiare di fare gli interessi del ‘dottor Google’ e affidarsi a medici preparati”. Tutte le patologie hanno una loro complessità e riguardano specifiche individualità...Oggi si parla di medicina personalizzata e di precisione... “Esatto, bisogna aver studiato almeno dieci anni e non affidarsi solo al web”. La squadra dell’Oncologico funziona bene o dev’essere integrata? “Funzioniamo bene e abbiamo un approccio multidisciplinare e personalizzato sul paziente”. L’oncologia ha saputo umanizzarsi soprattutto negli ultimi dieci anni... “La nostra non potrebbe che essere una medicina umanizzata, visto che abbiamo a che fare con i bambini”. Quanto è difficile gestire il rapporto con genitori traumatizzati dalla malattia del proprio figlio? “Non è difficile: chi lavora in questi reparti è preparato e costantemente formato anche per comunicare nel modo migliore”. Questo è un centro che offre tutte le terapie all’avanguardia? “Siamo in contatto con tutti i più importanti centri d’eccellenza nazionali e internazionali: con loro ci colleghiamo attraverso piattaforme che ci consentono di condividere materiale diagnostico. Discutiamo con gli esperti di questi centri, ci confrontiamo e partecipiamo ai protocolli europei. Non abbiamo le possibilità di un centro di terzo livello, perché ci vorrebbero più strutture e laboratori particolarme evoluti per essere autonomi in tutto e per tutto. Non siamo autonomi, ma la connessione ai grandi centri oncologici garantisce ai nostri pazienti di avere le risposte giuste sempre”. Gaetano Gorgoni
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