Salute Sette Lecce 

Mastectomia e ricostruzione del seno: in sala operatoria con Albanese

Le asportazioni della mammella dovute a un tumore ormai troppo esteso, nel solo “Vito Fazzi” di Lecce, sono almeno tre al mese (4 programmate per ottobre): numeri alti. Oggi siamo entrati ...

Le asportazioni della mammella dovute a un tumore ormai troppo esteso, nel solo “Vito Fazzi” di Lecce, sono almeno tre al mese (4 programmate per ottobre): numeri alti. Oggi siamo entrati in sala operatoria con il direttore di Chirurgia Plastica, Vincenzo Albanese, per raccontarvi come funziona la mastectomia e la ricostruzione del seno. L’asportazione della mammella si può praticare anche come arma di prevenzione, quando c’è la certezza di essere geneticamente predestinate, com’è avvenuto ad Angelina Jolie.  La ricostruzione può cominciare subito: la chirurgia plastica è in grado di ricostruire un seno nuovo ed è gratuita per le pazienti con questi problemi. La mastectomia consiste nell’asportazione totale della mammella: si pratica quando il tumore è più esteso ed è necessario che si blocchi la sua propagazione. Quando viene riscontrato un tumore al seno si decide l’intervento in funzione del tipo, della localizzazione, delle dimensioni e dell’eventuale diffusione della neoplasia. Ci sono due scelte da fare in base ai requisiti elencati: la chirurgia conservativa, in cui il chirurgo asporta solo il tumore con un’area di tessuto mammario circostante (resezione parziale/quadrantectomia), oppure demolitiva, quando il chirurgo asporta tutta la mammella (in questo caso si parla di mastectomia). Come ci ha spiegato il direttore di Chirurgia Plastica dell’ospedale “Vito Fazzi” di Lecce, Vincenzo Albanese, prima di operare si eseguono alcune indagini radiologiche per capire se il cancro si è fermato alla mammella e ai linfonodi ascellari o se ha colpito con delle metastasi altri organi. La mastectomia, che è sempre seguita dalla chirurgia plastica ricostruttiva, è necessaria se il tumore ha un volume che non consente interventi parziali, oppure se è piccolo ma con estesa componente intraduttale. Anche il tumore multicentrico e multifocale richiede l’asportazione di tutta la mammella. Spesso è possibile conservare la cute e il complesso areola-capezzolo, alleggerendo l’impatto psicologo sulla paziente. Oggi siamo entrati in sala operatoria per seguire dal vivo la mastectomia dove, insieme ai chirurghi della squadra del direttore Spampinato (il chirurgo senologo Tondo con l’aiuto del dottor Roca), è intervenuto nella fase ricostruttiva il dottore Vincenzo Albanese, con la sua equipe di Chirurgia Plastica.  INTERVISTA AL DOTTOR VINCENZO ALBANESE, DIRETTORE UNITÀ OPERATIVA COMPLESSA DI CHIRURGIA PLASTICA RICOSTRUTTIVA DELL’OSPEDALE “VITO FAZZI” DI LECCE  Dottore, chiariamo innanzitutto in quali casi è necessario asportare la mammella e se a Lecce lo fate anche sui soggetti non ancora malati, in via preventiva.  “In tutti casi in cui con esami strumentali si individua una neoplasia, a seconda delle localizzazioni, può bastare una piccola asportazione oppure l’asportazione dell’intera mammella. Esiste anche la mastectomia preventiva per i soggetti ad alto rischio, con familiarità positiva al tumore della mammella. A Lecce effettuiamo ‘mastectomia preventiva’ periodicamente: quella a cui ha dovuto fare ricorso la celebre attrice Angelina Jolie”. Il tumore alla mammella è il più diffuso: c’è chiarezza sulle cause? “Purtroppo è uno dei tumori più diffusi e aggressivi che colpiscono le donne. Si tratta di una formazione di tessuto costituito da cellule che crescono in modo incontrollato e anomalo all’interno della ghiandola mammaria. All’inizio si nota un ingrossamento dovuto ai noduli, oppure rientranze della cute. Ci sono altri segnali importanti come secrezioni sierose o ematiche e lesioni eczematose possono essere un segnale di malattia. Infine, un altro sintomo da non trascurare, è l'ingrossamento dei linfonodi sotto l'ascella.  Non sono chiare le cause, ma sappiamo che conta familiarità, predisposizione genetica e tutta una serie di fattori di rischio ambientali. Non sono da trascurare obesità, fumo, abuso di alcol, stili di vita scorretti per lo sviluppo della neoplasia”.  Come si lavora al Fazzi quando bisogna rimuovere un tumore al seno?  “Abbiamo un’efficientissima ‘Breast Unit’ (unità del seno): un’équipe multidisciplinare che agisce in maniera coordinata. Si parte dal senologo, che fa lo screening della mammella e sospetta un tumore, quindi si fa tutto un percorso diagnostico per chiarire (con certezza) estensione e localizzazione della massa tumorale. Dopo tutti gli esami, si fa la valutazione in squadra e, quindi, si pianifica l’intervento. In sala operatoria entra in scena prima il chirurgo senologo e poi il chirurgo plastico. Quindi si procede con l’asportazione della mammella, del linfonodo sentinella e, a volte, con lo svuotamento linfonodale (linfoadenectomia), cioè si eliminano le stazioni linfonodali poste nell'area di drenaggio di una neoplasia”.  Quando comincia la ricostruzione della mammella? “La ricostruzione è immediata, subito dopo le asportazioni: un primo step ricostruttivo si fa sempre insieme alla mastectomia. Generalmente non si può ricostruire tutto subito”.  È qui che entra il gioco il chirurgo plastico. “In sala operatoria si parte  dall’intervento del chirurgo senologo che viene aiutato da un chirurgo plastico: insieme effettuano la mastectomia ed eventualmente lo svuotamento o linfoadenectomia. Subito dopo queste operazioni c’è un cambio di équipe: il chirurgico senologo si allontana e subentra tutta la squadra della Chirurgia plastica, che esegue il secondo step chirurgico: allestimento di tasca muscolare (un muscolo cutaneo) dove viene inserito un espansore, che servirà a costruire e adeguare quello che sarà un alloggiamento per la protesi definitiva. È solo in una seconda seduta che viene inserita la protesi definitiva: a distanza di tempo, perché l’espansore dev’essere trattato e preparato”.  In questo modo la donna può recuperare un seno dall’aspetto piacente? “Avrà un seno ricostruito, con una protesi, che esteticamente sarà molto vicina a quello vero. Nel primo step prepariamo l’alloggiamento per la protesi definitiva, ma in alcuni casi c’è la possibilità di una ricostruzione immediata del seno, già al primo step. La paziente esce dalla sala operatoria con il seno già rifatto”. Come si decide se intervenire prima o dopo per la ricostruzione?  “Dipende dal tipo di asportazione praticata, se è stata più invasiva o meno: la ricostruzione immediata è più rara”.  Anche la protesi a carico del sistema sanitario? “Tutto è a carico del Sistema Sanitario Nazionale: queste sono le buone notizie della nostra sanità. Da questo punto di vista il sistema sanitario nazionale e il migliore al mondo”. Quale consiglio dà alle donne per tenersi lontane dalla sala operatoria? “Prevenzione, stili di vita sani e, soprattutto, screening! Le campagne di prevenzione dell’ Asl di Lecce (come in tante altre zone) stanno dando buoni frutti”.  Il tumore al seno diminuisce o aumenta?  “Non notiamo diminuzioni: abbiamo due o tre casi di mastectomia al mese, numeri costanti. Mentre lei mi intervista per ottobre sono stati programmati quattro interventi di rimozione totale della mammella nel solo Fazzi: uno a settimana.  Qui c’è una simbiosi operativa con tutte le unità coinvolte: lavoriamo con una squadra efficiente, che ci permette di fare molti interventi”. Come termina il percorso ricostruttivo? “Alla fine del percorso ricostruttivo ci concentriamo sulla ricostruzione del capezzolo. Noi ricostruiamo la nuova mammella con una protesi fatta si silicone testurizzato. Il tocco finale può essere quello della ricostruzione dell’aureola-capezzolo, sia chirurgicamente che, in modo meno traumatico, con un tatuaggio, fatto da tatuatori specializzati in questo tipo di ‘simulazione’. La mammella ricostruita sarà molto simile a quella naturale”.  Gaetano Gorgoni  

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