Salute Sette Lecce Intolleranze, "no alle diete avventurose: si lavora in squadra" L’esperta immunologa e allergologa, Maria Rosaria Perrone, lancia l’allarme: “Se alcuni biologi-nutrizionisti si occupano di allergie e intolleranze da soli, prescrivendo diete ... 05/08/2019 a cura della redazione circa 6 minuti L’esperta immunologa e allergologa, Maria Rosaria Perrone, lancia l’allarme: “Se alcuni biologi-nutrizionisti si occupano di allergie e intolleranze da soli, prescrivendo diete inadeguate, sbagliano: invece dovrebbero lavorare in squadra con noi”. Davanti alla patologia è necessario l’intervento dell’allergologo e del gastroenterologo. Si lavora rispettando le competenze, senza invasioni di campo, secondo la dottoressa Perrone: le intolleranze non curate adeguatamente possono scatenare gravi infiammazioni, fino al morbo di Crohn e ai tumori. Da non sottovalutare l’allergia al nichel, che porta all’orticaria cronica. Si parla tantissimo di intolleranze, allergie e sensibilità a determinati alimenti, ma si parla poco di competenze, quelle che bisogna necessariamente rispettare quando ci si trova di fronte a determinate patologie. In passato abbiamo raccontato le “invasioni di campo” che determinati ginecologi possono compiere a danno dell’urologo (ma soprattutto del paziente). La strategia corretta è sempre quella del lavoro d’équipe, soprattutto nelle intolleranze e allergie, dove un biologo-nutrizionista non può risolvere da solo il problema. Oggi ci siamo schiariti le idee con un’immunologa e allergologa di lungo corso, che ha accennato ad alcune anomalie che si verificano nella vita di tutti i giorni, quando il paziente affetto da allergie (come quella al nichel) o intollerante adotta “cure fai-da-te” o diete del biologo-nutrizionista, senza passare dal gastroenterologo specializzato o dall’allergologo. Oggi proviamo a dare risposte chiare a questi problemi e a indirizzare i “profani” verso scelte migliori, che possano rispettare le linee guida tracciate dalla scienza, senza affidarsi, per patologie che possono perfino sfociare nel tumore, ai santoni che spesso si possono incontrare lungo il cammino. INTERVISTA ALLA DOTTORESSA MARIA ROSARIA PERRONE, IMMUNOLOGA E ALLERGOLOGA Dottoressa, bisogna chiarire un equivoco: quando siamo di fronte alle intolleranze, la figura del medico specializzato (allergologo) è imprescindibile, vero? “Intanto bisogna iniziare a distinguere fra allergie e intolleranze alimentari, tenendo anche distinte tutta una serie di sensibilità. Per quanto riguarda l’intolleranza non abbiamo gli stessi sintomi di una reazione allergica, come orticaria e altro, ma sono tutti sintomi gastroenterologici. Si pensi al gonfiore che colpisce chi è sensibile a determinati elementi. Spesso le intolleranze si manifestano con crampi allo stomaco, dolore addominale e diarrea. Ho avuto pazienti colpiti anche da 15 scariche di diarrea al giorno: sono effetti invalidanti, che compromettono qualsiasi settore della vita. I problemi di questo tipo sono vere e proprie patologie, che solo un medico è in grado di affrontare”. Poi ci sono le vie di mezzo: gluten sensitivity... “Sì, questo tipo di pazienti non sono celiaci veri. Poco fa ho visitato una ragazza che qualcuno ha ritenuto celiaca, ma in realtà non lo è: siamo di fronte a una gluten sensivity. Poi, però, abbiamo scoperto che la stessa paziente era allergica al nichel, quindi a tutta una serie di lieviti, di alimenti e di prodotti che contengono questo elemento. Per questo soggetto allergico al nichel continuare a mangiare cibi integrali, pensando che facciano bene, aggrava solo la situazione”. I “profani” sono vittime di un’equazione mentale piuttosto pericolosa: pensano che mangiando integrale, quindi mangiando “pulito” e dimagrendo, si debba per forza stare bene. “Certo, hanno la convinzione che tutto vada bene dimagrendo e mangiando pulito. Ma quando uno è allergico al nichel al massimo livello, come la mia paziente, mangiando pomodori, sorseggiando the e ingerendo lieviti si introducono quantità insostenibili di nichel per un soggetto allergico”. Quali problemi esplodono in seguito all’allergia al nichel? “Tutto comincia con la dermatite da contatto, che nello stadio finale porta a un’orticaria cronica. Quando si arriva a quest’ultimo stadio della malattia cronica, molto spesso, anche il cortisone risulta inefficace. Mai sottovalutare un’allergia al nichel: si rischia l’orticaria cronica. Anche il tè con il limone è una bomba di nichel, oppure cucinare nell’acciaio inossidabile o indossare alcuni capi di biancheria intima blu, nera e marrone”. Dunque fondamentale sapere subito se esiste un’allergia al nichel, per intervenire prima della cronicizzazione dei problemi? “Esatto. A Roma ho lavorato in uno dei più importanti centri che avevano brevettato il vaccino contro l’intolleranza al nichel. Io, però, preferisco non utilizzarlo e lavorare sulla desensibilizzazione. Con una dieta che può durare da uno a tre mesi è possibile desensibilizzare il paziente al nichel. Le diete non durano tutta la vita: in un secondo momento si reintroduce il nichel gradualmente. Ci sono delle linee guida da rispettare, che sono state stabilite dalla scienza. Come avviene anche per il lattosio, quando il paziente e totalmente pulito e disintossicato, quegli elementi possono essere reintrodotti nella dieta”. Anche per le intolleranze al lattosio il “fai-da-te” e le invasioni di campo sono frequenti, vero? “Certo, ma bisogna capire che per questo tipo di intolleranze non si può scherzare: perché possono scatenare tutta una serie di complicanze gravissime. Ho in cura una paziente che era partita da un’intolleranza ed è finita per essere afflitta da una rettocolite ulcerosa. Com’è arrivata a questo punto? Perché qualcuno aveva pensato di curare un’intolleranza al lattosio semplicemente eliminando il latte e suoi derivati. Non va per niente bene così. Un’intolleranza al lattosio non curata bene può portare alle malattie infiammatorie del colon”. Quando si parla di intolleranze, molti pensano che si tratti di cose banali. “Certo, spesso ci si rivolge a figure che sono più indicate per altro. Io non condanno il biologo-nutrizionista, ma chiedo solo che non si invada il campo del medico allergologo e del gastroenterologo: si lavori tutti in squadra, ognuno per le sue competenze. Se c’è un mal assorbimento, non si vede con la colonscopia: sono necessari tutta una serie di test e di esami per capire come intervenire. Una cosa è prescrivere una dieta perché sei in sovrappeso, altra cosa è combattere le intolleranze. Allergologo, immunologo o gastroenterologo specializzato nella materia devono necessariamente intervenire”. Insomma stop alle diete avventurose, quando si soffre di intolleranze. “In passato i biologi facevano da soli: noi abbiamo combattuto contro questo atteggiamento, ma oggi le cose vanno meglio. La maggior parte dei biologi-nutrizionisti hanno capito che bisogna lavorare in squadra con i medici. Però attenti a non fare test senza alcun valore scientifico, come vega test e altro. Anche il Cytotoxic test non serve. Nel sangue possiamo vedere gli allergeni, quindi stop ai test inutili! Ci sono test specifici e approfondimenti medici molto più seri da eseguire. Se ci sentiamo gonfi e pieni di gas quando beviamo latte, c’è tutto un iter medico-diagnostico da seguire, fino a individuare la cura più giusta per quel determinato soggetto. Bisogna ripristinare l’enzima del paziente. Quando mi sento gonfio dopo un bicchiere di latte, vuol dire che ho perso l’emzima (la lattasi), che si può ricostruire con una dieta corretta. Bisogna studiare il microbiota, capire se c’è una sovracrescita batterica dovuta a un rallentato transito oro-fecale, che non permette un corretto metabolismo (l’alimento rimane indigerito anche nelle feci). Trascurando questi problemi si arriva al morbo di Crohn, alla lesione cancerosa, fino ai tumori. Non bisogna trascurare nemmeno l’Helicobacter, che può scatenare i tumori dello stomaco. Bisogna studiare il microbiota gastrico e intestinale”. Gaetano Gorgoni
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