Politica Martignano Giunta senza quote rosa, scoppia il caso politico a Martignano Dalla consigliera di parità della Regione Puglia partita una diffida al sindaco. Una giunta senza quote rosa e a Martignano scoppia il caso politico: il sindaco Luciano Aprile, infatti,... 17/07/2019 a cura della redazione circa 3 minuti Dalla consigliera di parità della Regione Puglia partita una diffida al sindaco. Una giunta senza quote rosa e a Martignano scoppia il caso politico: il sindaco Luciano Aprile, infatti, è stato diffidato dalla consigliera di parità della Regione Puglia, Anna Grazia Maraschio, ad annullare le nomine entro quindici giorni. In caso contrario, la stessa consigliera ha già fatto sapere che provvederà all’impugnazione del relativo decreto innanzi al Tar Puglia. Sulla vicenda scoppia anche la polemica politica, con gruppo di opposizione “Martignano Futura”, guidato dall’ex vicesindaco Orazio Corianò, che ha chiesto il rispetto delle normative nel consiglio comunale di insediamento della nuova amministrazione e che, insieme al gruppo, ha presentato una mozione con la richiesta di revoca dell’ordinanza di nomina della giunta, respinta dalla maggioranza. È stato pertanto presentato un esposto al prefetto di Lecce, in cui l’opposizione chiedeva la verifica della rispondenza alla legge del decreto di nomina della giunta da parte del sindaco Aprile. Il tutto veniva poi inviato alle consigliere di Pari Opportunità della Provincia di Lecce e della Regione Puglia. Anna Grazia Maraschio, nella sua qualità di Consigliera di Parità della Regione Puglia, inviava una diffida per il riequilibrio di genere nella composizione della Giunta Comunale. Il termine di risposta è per il prossimo 20 luglio. La consigliera eccepiva, in particolare, che nel decreto di nomina, il sindaco dichiarava di "aver esperito una preventiva attività istruttoria, in atti, preordinata ad acquisire la disponibilità allo svolgimento di funzioni assessorili da parte di persone di sesso femminile". Il decreto di nomina dei componenti della Giunta, senza il rispetto del principio della parità di genere, sarebbe motivato con la "mancanza di disponibilità allo svolgimento delle funzioni assessorili da parte di persone di sesso femminile". Come raccontano i consiglieri di minoranza Caterina Bray, Giuseppe Rosato, Orazio Corianò, la consigliera di parità faceva presente che "l'attività istruttoria espletata si ritiene assolutamente insufficiente e certamente non adeguata a garantire il rispetto dei principi richiamati. Il sindaco, infatti, una volta acquisita la indisponibilità delle tre consigliere elette in maggioranza, si è limitato ad interpellare due cittadine estranee al Consiglio Comunale, le quali hanno manifestato la loro indisponibilità a ricoprire l'incarico; al fine di garantire l'effettivo rispetto dei principi di parità sopra richiamati, avrebbe dovuto espletare una attività istruttoria maggiormente approfondita ed accurata, tesa a ricercare attestazioni di disponibilità presso l'intera popolazione femminile di Martignano, ad esempio attraverso la pubblicazione di un avviso pubblico, subordinata ai soli requisiti di legge (candidabilità, compatibilità ed eleggibilità); la ricerca di disponibilità presso due sole cittadine esterne al Consiglio Comunale, più che per assicurare la presenza di genere nella composizione della Giunta Comunale, appare finalizzata esclusivamente ad aggirare le norme che impongono tale obbligo”. “Alla luce di tali superiori osservazioni – precisano dalla minoranza riportando quando stabilito dalla consigliera di parità -, è quindi evidente che con il Decreto Sindacale n. 2 del 5.06.2019 - di nomina della Giunta del Comune di Martignano - è stata perpetrata la violazione e falsa applicazione degli artt. 3 e 51 della Costituzione ( quest'ultimo integrato dalla legge costituzionale 30 maggio 2003, n. 1), dell'art. 6, comma 3 del D.lgs. 18 agosto 2000, n. 267, dell'art. 1, comma 137 della legge n. 56/2014 (legge Delrio), e dello Statuto comunale". Da qui l’invito e la diffida “ciascuno per le proprie competenze, a procedere, entro e non oltre il termine di 15 giorni all'annullamento del decreto sindacale, al fine di ripristinare le dovute condizioni di garanzia di genere, con l'avvertimento che, decorso infruttuosamente detto termine, la sottoscritta Consigliera Regionale di Parità, legittimata ex lege, provvederà all'impugnazione del decreto di nomina innanzi al Tar Puglia".
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