Salute Sette Lecce A rischio 2 miliardi, allarme sanità: "Nuovi Lea inattuati" La rottura tra Ministero della Salute e le Regioni sul nuovo Patto per la Salute nasce dall’intenzione di non garantire 2 miliardi promessi alla sanità nazionale, con ricadute inevitabili... 07/06/2019 a cura della redazione circa 4 minuti La rottura tra Ministero della Salute e le Regioni sul nuovo Patto per la Salute nasce dall’intenzione di non garantire 2 miliardi promessi alla sanità nazionale, con ricadute inevitabili anche sulla Puglia. Il direttore generale AReSS (Agenzia Regionale Strategica per la Salute e il Sociale Puglia), Giovanni Gorgoni, esprime grande preoccupazione e ricorda che il sistema regionale sta già subendo le conseguenze di non aver attuato i nuovi Lea dove venivano previsti i fondi per finanziare la protonterapia per i tumori o la partoanalgesia per tutti. L'austerità continua ad essere la strada maestra dell’Europa: conti in ordine e parametri insostenibili ad ogni costo. Questa linea intransigente ha delle conseguenze sulla nostra vita quotidiana, perché il governo gialloverde, che vuole realizzare reddito di cittadinanza, abolizione totale della riforma Fornero e flat tax, ha bisogno di soldi e, probabilmente, sarà costretto ad attingere dal bilancio sanitario nazionale. Il Ministero della Salute e le Regioni non sono riusciti a trovare la quadra sul nuovo Patto per la Salute. In particolare mancherebbero all’appello i due miliardi di aumento del Fondo sanitario nazionale (Fsn) nel 2020 e il miliardo e mezzo in più per il 2021, che la legge di Bilancio garantiva sulla base di un preciso accordo tra Regioni e Governo. Dunque, salta tutto a causa della “variazione del quadro macroeconomico”. Giulia Grillo, prima della Conferenza Stato-Regioni, aveva annunciato 4,5 miliardi in più per il fondo sanitario nazionale nel triennio 2019-2021, ma poi lo scenario è cambiato in maniera repentina. L’assessore alla Sanità della Regione Lazio, Alessio D’Amato, lancia l’allarme su tutte le testate nazionali: “Nella bozza di testo del nuovo Patto della Salute inviata dal Ministero della Salute non vi è certezza del livello di finanziamento, anzi contrariamente a quanto richiesto dalle Regioni, si subordina il finanziamento del prossimo anno alla variazione del quadro macroeconomico”. Questo significa che sono a rischio due miliardi. La nuova bozza del Patto della Salute non lascia spazio a previsioni ottimistiche: è stata introdotta la clausola che evidenzia come le risorse individuate nell’ultima manovra (2 miliardi in più per il 2020 e 1,5 miliardi per il 2021) sono confermate “salvo eventuali modifiche che si rendessero necessarie in relazione al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica e variazioni del quadro macroeconomico”. Lo Stato, con la minaccia della procedura d’infrazione UE, potrebbe far saltare tutte le promesse fatte. I tagli sono dietro l’angolo, non sarà facile scongiurarli: i responsabili delle regioni lanciano l’allarme e avvertono che si rischia un colpo mortale alla sanità e al diritto alla salute. Rischio tagli e nuovi Lea mai attuati, le dichiarazioni del direttore AReSS Giovanni Gorgoni “L’allarme di Alessio D’Amato è fondato: anche la Puglia rischia gravi ripercussioni - spiega il direttore AReSS, Giovanni Gorgoni - Saltano le risorse garantite se non c’è l’equilibrio finanziario dello Stato. A questo bisogna aggiungere un’altra promessa tradita, quella dei nuovi Lea: l’ex ministra Lorenzin aveva fatto un aggiornamento su determinati settori, che dovevano essere convenzionati, invece, ad oggi nulla si è mosso. Nei nuovi Lea c’è la partonanalgesia per tutti, la protonterapia per curare determinati tipi di tumore con una tecnologia all’avanguardia e la procreazione medicalmente assistita, che costa almeno 5 mila euro (più costi occulti) perché si deve andare fuori regione, visto che Conversano non può soddisfare tutti. Si tratta di diritti sacrosanti che dovrebbero essere garantiti a tutti. Sono a rischio anche i servizi già assodati. Il Patto della Salute ha una clausola molto rischiosa, perché se bisogna stringere la cinghia è la sanità a pagare per prima. Draghi dice no ai mini bot perché aumenta il debito, ma il governo deve garantire reddito di cittadinanza, quota cento e i tagli delle tasse. Dove si prendono i soldi? La scuola non puoi tagliarla. La cosa più semplice e prendere dalla sanità, perché il 50 % sono stipendi, il resto sono servizi e i governi si accaniscono spesso su questi ultimi”. La politica prepara la sua moral suasion “Quando la coperta è corta se si tira da una parte è scontato che si rimane scoperti dall'altra e la Puglia non può assolutamente rimanere scoperta sulla Sanità” - riflettono i consiglieri di opposizione, che chiedono una mano a quelli del Movimento 5 Stelle per un’azione di moral suasion che possa scongiurare i tagli. “In questi giorni si vocifera di un possibile taglio al Fondo Sanitario Nazionale di due miliardi di euro, questo si tradurrebbe in meno risorse alle Regioni e noi in Puglia non ce lo possiamo permettere, sarebbe un colpo mortale per un settore che in questi anni ha visto offrire ai cittadini servizi sempre meno efficienti e un'assistenza ospedaliera non degna di questo nome. La Puglia si intesti una battaglia unanime e trasversale per scongiurare questo taglio”. Parte dalla minoranza l’idea di una mozione che impegni il presidente Emiliano, anche in qualità di assessore alla Sanità, e la sua giunta a essere capofila di una protesta al tavolo Stato-Regioni.
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