Salute Sette Lecce 

“Sifilide in aumento, poche denunce per evitare controlli”

Nell’IST, ambulatorio di infezioni sessualmente trasmissibili dell’Asl di Lecce, unico in Puglia, il direttore Eugenio Romanello ci spiega che negli ultimi due mesi sono stati già r...

Nell’IST, ambulatorio di infezioni sessualmente trasmissibili dell’Asl di Lecce, unico in Puglia, il direttore Eugenio Romanello ci spiega che negli ultimi due mesi sono stati già riscontrati 7 casi di sifilide e che la maggior parte dei pazienti si rivolge a privati, che non allertano il sistema sanitario per evitare la visita dell’ufficiale sanitario a casa.  La sifilide curata male può scatenare la demenza e la paralisi. Nell’ambulatorio Infezioni Sessualmente Trasmissibili in 5 anni sono stati registrati mille accessi. Vengono accolti circa 270 pazienti all’anno, che devono essere gestiti insieme ai pazienti precedenti, perché le cure durano molto, soprattutto dopo aver sconfitto il male, nella parte della profilassi. Le notizie non sono edificanti: si sta diffondendo nuovamente la sifilide in provincia. La contraggono spesso giovani che si dedicano al sesso promiscuo senza usare il preservativo: nel solo ambulatorio dell’Asl della città di Lecce sono stati riscontrati 7 casi in due mesi. A questi bisogna aggiungere quelli che si rivolgono in ospedale direttamente e quelli, di cui non si sa nulla, che si rivolgono agli studi privati per evitare la visita (che a volte può essere domiciliare) dell’ufficiale sanitario. L’Asl di Lecce, infatti, col suo servizio di prevenzione può fare accertamenti proprio per evitare epidemie e spingere le persone che hanno avuto a che fare con il paziente malato a fare degli accertamenti, cominciando dalla famiglia. Il problema è che chi contrae queste malattie può essere un frequentatore di prostitute all’insaputa della moglie: questo spinge l’interessato a rivolgersi a dermatologi privati per curarsi in modo da scongiurare eventuali problemi con i familiari. In realtà, tutti i medici, anche privati, dovrebbero registrare i casi di sifilide, ma c’è chi non lo fa. Per evitare che si rivolgano ai privati che non registrano i casi di sifilide, alcuni medici delle strutture pubbliche preferiscono far venire l’ufficiale sanitario in ambulatorio per permettergli di fare le domande necessarie alle ispezioni sanitarie, così si ottiene un maggiore rispetto della privacy familiare. La sifilide sta diventando una nuova emergenza anche a Lecce: c’è molta superficialità. È vero che la sifilide primaria si può sconfiggere con un semplice antibiotico, ma se non viene curata bene e non si fa buona profilassi, può sfociare in sifilide secondaria con grossi problemi alla pelle. Il pericolo più serio è la sifilide terziaria, che porta a gravi menomazioni fisiche o anche a demenza. Da non sottovalutare nemmeno la sifilide latente, che può esplodere all’improvviso. LA SIFILIDE La spirocheta Treponema pallidum fa esplodere la sifilide: patologia caratterizzata da 3 fasi cliniche e sintomatiche sequenziali ma distinte, separate da periodi di infezione asintomatica latente. I sintomi più diffusi sono le ulcere genitali, lesioni cutanee, meningite, malattie aortiche e sindromi neurologiche. Per diagnosticare la sifilide sono necessari test sierologici e analisi aggiuntive. La penicillina sconfigge l’infezione. La sifilide, come dicevamo prima, ha tre fasi separate da periodi di infezione senza sintomi, che resta latente. Il primo campanello d’allarme è una lesione cutanea caratteristica (sifiloma). Dopo la prima esplosione, quasi ogni organo può essere leso: pelle, membrane mucosali, occhi, ossa, aorta, meningi e cervello sono colpiti spessissimo. La legge impone l’obbligo di segnalare i casi di sifilide alle autorità di sanità pubblica: non segnalarli ed evitare di far monitorare la situazione permette una rapida diffusione della malattia. INTERVISTA AL DIRETTORE DEL CENTRO MALATTIE SESSUALMENTE TRASMESSE, DOTTOR EUGENIO ROMANELLO Dottore, la sifilide resta una minaccia: a Lecce abbiamo ogni mese casi nuovi. “I sette nuovi casi riscontrati nel nostro centro sono solamente la punta dell’iceberg. In cinque anni abbiamo curato 70 casi di sifilide, ma solo un numero esiguo si rivolge al pubblico. Molti si fanno curare dai privati per evitare di allertare i controlli, altrimenti i numeri sarebbero molto più elevati”. Perché si evita la struttura pubblica? “Perché le malattie sessualmente trasmesse hanno dei risvolti familiari. Un uomo sposato con figli teme che si presenti l’ufficiale giudiziario e che metta al corrente la moglie della malattia di suo marito. La moglie potrebbe chiedersi, se risulta sana, da dove deriva quell’infezione. In passato, per la sifilide, facevamo il discorso dell’anonimato, ma oggi è impossibile: tutti i medici devono denunciare il caso riscontrato e l’Asl è tenuta a fare degli approfondimenti. L’obiettivo è quello di evitare epidemie”. L’ufficiale sanitario che ruolo ha? “L’ufficiale sanitario ha il dovere di fare delle indagini e di capire la fonte della malattia per fini di interesse pubblico e di difesa della salute pubblica. L’ufficiale sanitario è un pubblico ufficiale a cui non può essere negato l’accesso in casa. Questo tipo di malattia dev’essere monitorata è bloccata sul nascere: le complicazioni possono essere molto gravi”. Qual è il campanello d’allarme che fa pensare alla sifilide? “Un nodulo abraso in corrispondenza della zona di contatto, a seconda del tipo di rapporto genitale che si è avuto. In caso di rapporti orali il problema può manifestarsi anche all’altezza della gola. Può succedere di scambiare la sifilide per tonsillite. È accaduto che per un’infiammazione alle tonsille il medico di base abbia dato un antibiotico, ma dopo un breve miglioramento si è gonfiato un linfonodo. In quel caso il ragazzo è stato mandato in Ematologia, ma lì hanno visto che c’erano le lesioni tipiche della sifilide sulle mani. Qualcuno avrebbe sospettato una psoriasi, ma chi conosce la sifilide sa riconoscere subito i segni”. Quindi il linfonodo è un campanello d’allarme che ogni specialista deve saper ben interpretare? “Bisogna verificare che esista un nodulo abraso con un’adenopatia satellite, cioè se esiste un’ulceretta (immaginate un piccolo herpes con un linfonodo gonfio sotto)”. Come eliminare la malattia? “Un comune antibiotico può bastare a decapitare l’infezione, ma non a eradicarla: se non si interviene con determinazione può esplodere in un secondo momento la sifilide secondaria con la roseola su tutto il corpo, le papule palmo-plantari, condilomi, perdita di sopracciglia, capelli, febbre, epatite e adenopatia diffusa. In tutti questi casi bisogna fare l’esame VDRL. Con una serie di esami del sangue si può riscontrare con certezza il problema”. Quali sono i consigli per la prevenzione? “Rapporti sempre protetti col preservativo. Anche in caso di rapporti orali la sifilide si può trasmettere, sul labbro e sulla tonsilla. Bisogna essere responsabili: ancora oggi l’85% dei nostri pazienti viene da noi dopo aver contratto l’HPV: sono centinaia di pazienti trentenni. Per fortuna c’è il vaccino per le nuove generazioni (la vaccinazione è gratuita fino a 30 anni)”. Anche la sifilide secondaria si può eliminare? “Si può eliminare tutto ma l’importante è fare una terapia efficace che solo lo specialista può prescrivere. Quando siamo di fronte alla sifilide secondaria, il principale obiettivo è quello di non farla diventare terziaria, perché compromette il cervello con paralisi e demenza. Chi si cura in maniera insufficiente va incontro alla terza fase di questa malattia”.

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