Salute Sette Lecce Disturbi psicopatologici: 13mila pazienti a Lecce, ma poche risorse Nel Dipartimento Salute Mentale leccese i pazienti sono tanti: si arriva lì quando le condizioni sono già serie. Quel che è peggio è che non esiste un registro delle malatt... 21/05/2019 a cura della redazione circa 5 minuti Nel Dipartimento Salute Mentale leccese i pazienti sono tanti: si arriva lì quando le condizioni sono già serie. Quel che è peggio è che non esiste un registro delle malattie mentali. In Italia si fa poca prevenzione e le sedute dallo psicologo costano anche cento euro, ma qualcosa si sta muovendo per garantire le terapie a tutti. Ieri si è tenuto un convegno al Tiziano sulla “Terapia cognitivo comportamentale solidale per disturbi d’ansia e depressivi”. Il diritto alla salute è costituzionalmente garantito: ogni cittadino ha diritto di godere di una buona salute mentale. Eppure troppo spesso non si va dallo psicologo perché mancano i soldi. “Piccoli problemi” si aggravano sempre di più, diventando poi insostenibili. Il Patto europeo per la salute e il benessere mentale siglato dai paesi della comunità europea nel 2008 garantisce il diritto alla salute mentale. Ma come far diventare questi diritti da formali (solo enunciati) in sostanziali? In un convegno patrocinato dall’Associazione di Psicologia Cognitiva, ieri al Tiziano di Lecce, si è discusso sulla diffusione dei disagi mentali, dei loro costi e della necessità di garantire le cure psicologiche anche a chi non ha i soldi per sostenerle. I dati sono inquietanti, proprio perché la gente e le famiglie spesso sottovalutano i problemi psicopatologici. “In Italia lavoriamo su suggestioni, non su evidenze - afferma il direttore del Dipartimento Salute Mentale dell’Asl di Lecce, Serafino De Giorgi - Non esiste un registro delle malattie mentali e questo è molto grave perché non ci permette di studiare il problema attraverso i dati”. Il direttore del Dipartimemto Salute Mentale leccese cita Deming: “Di Dio ci fidiamo. Tutti gli altri portino i dati”. La Puglia, insieme al Friuli Venezia Giulia, ha ottime performance nella salute mentale, ma le risorse investite sono troppo poche a fronte di una quantità enorme di pazienti. De Giorgi fa parlare i dati: “Il D.S.M. di Lecce ha in carico più di 13 mila persone con disturbi psicopatologici gravi: sono numeri straordinariamente importanti!” Nel Dipartimento Salute Mentale di Lecce si lavora sui tentativi di suicidi (si fa prevenzione, ricerca e cura insieme): c’è uno studio per capire come ridurre e prevenire gli atti di autolesionismo. Ma la Puglia in tema di risorse per la salute mentale è al 3,5% (secondo l’ISTAT siamo al 3,2%): troppo poco! Schizofrenici, disturbi gravi di personalità, psicotici affettivi, bipolari e tanti altri pazienti con una serie di altre gravi patologie possono essere curati con queste poche risorse? Il Dipartimento leccese funziona bene, ma potrebbe offrire molti più servizi e fare maggiore prevenzione, se ci fossero le risorse giuste. Le cure integrate, pubblico e privato I dati diffusi dal centro nazionale di epidemiologia, sorveglianza e promozione della salute svelano che in Italia ogni anno 2 milioni e mezzo di persone si ammalano di una qualche forma di disturbo d’ansia. I disturbi psicologici creano sofferenze a livello familiare e problemi al lavoro. Il 50% dei disturbi psicologici esordisce nell’adolescenza e tende a cronicizzarsi in assenza di interventi psicoterapeutici. Il problema è che nessuno si rivolgerebbe a un Centro Disturbi Mentali, se non in gravi condizioni, né queste strutture (già in sovraccarico) potrebbero contenere dei numeri ancora più importanti di quelli che già affrontano. Anche i consultori non sembrano poter dare risposte adeguate, visti i limiti orari e di personale. Quindi il privato ha un ruolo importante: è fondamentale, però, che sia accessibile a tutti. “Insieme ai centri di Salute Mentale devono agire le forze del territorio” - spiega il dottor Serafino De Giorgi. Il Direttore del DSM leccese ha esposto uno studio da cui emerge che l’assenza di personale che si occupa dell’assistenza di base spinge gli specialisti ad affidarsi di più agli psicofarmaci. Consentire un accesso equo e solidale a chi soffre di disturbi mentali, anche nel privato, può agevolare la prevenzione e consentire un lavoro di squadra tra pubblico e privato. “Bisogna fare un investimento sulla salute mentale globale - spiega De Giorgi - Non bisogna perdere di vista l’unitarietà della persona. Oggi si parla di percorsi di cura integrati”. Terapia cognitivo comportamentale solidale per i disturbi d’ansia e depressivi Chi non riesce a trovare una risposta nel servizio pubblico si rivolge a quello privato: il progetto della terapia solidale cerca di dare una risposta di qualità a costi contenuti a tutte le persone colpite da disturbi d’ansia e che versano in condizioni disagiate. Per questo tipo di pazienti saranno applicati unicamente protocolli di trattamento cognitivo comportamentali di comprovata efficacia. Il professore Francesco Mancini, direttore della scuola di specializzazione di terapia cognitiva, ha illustrato il progetto della terapia solidale che è nato a Roma. “Il numero di persone che soffrono di disturbi psicopatologici è davvero importante, come ha chiarito il dottor De Giorgi: le percentuali degli studi fatti fino ad oggi variano dall’otto al 12% della popolazione. I pazienti gravi con disturbi psicopatologici molto rilevanti vengono presi in carico dal Dipartimento di salute mentale, ma tutti gli altri soffrono di un minore accudimento e, quindi, si rivolgono prevalentemente alle strutture private. Le statistiche ci dicono che la percentuale di pazienti che si rivolge ai servizi specialistici è molto limitata. Non ci si rivolge allo psicologo, allo specialista per motivi di scarsa conoscenza, vergogna, ma, non ultimo, la mancanza di risorse economiche per potersi pagare le terapie nel privato. C’è l’esigenza della popolazione di usufruire dei servizi di psicoterapia che il pubblico non può mettere a disposizione di tutti. Il problema è che i costi del servizio privato per i meno abbienti sono proibitivi. Inoltre, c’è l’esigenza di individuare delle psicoterapie che siano di efficacia dimostrata”. La scuola di Specializzazione di psicoterapia cognitiva di Lecce ha importato un sistema tedesco, che garantisce la terapia solidale. Il meccanismo è semplice: gli studenti degli ultimi due anni prendono in cura dei pazienti per un prezzo ridotto, con la supervisione dei loro docenti. In questo modo fanno pratica e offrono cure a basso costo per i meno abbienti. Cosa prevede il trattamento solidale Il trattamento solidale prevede un ciclo di 20 incontri della durata di 50 minuti, alla tariffa di 20 euro a seduta: se il terapeuta lo ritiene necessario, si potranno aggiungere ulteriori incontri. “Uno psicoterapeuta cognitivo comportamentale supervisore, dopo un primo colloquio gratuito finalizzato alla comprensione del disagio, invierà la persona a uno specializzando, cioè un allievo degli ultimi due anni di formazione, già iscritto all’Ordine degli psicologi o dei medici, in terapia cognitivo comportamentale per il trattamento psicoterapico - spiega la psicoterapeuta Annalisa Bello - Il progetto è rivolto a persone con disturbo ossessivo-compulsivo, disturbo di panico agorafobia fobia sociale, Disturbi organici e ai loro familiari in condizioni economiche tali da non consentire l’accesso alla terapia privata”. Gaetano Gorgoni
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