Economia e lavoro La tussa di soggiorno è già realtà ad Otranto, Salve e Giurdignano A Lecce non se ne è fatto più nulla, ad Ugento (forse) se ne parlerà nella prossima estate In provincia di Lecce il “ciclone” tassa di soggiorno turistico si ... 27/01/2012 a cura della redazione circa 4 minuti A Lecce non se ne è fatto più nulla, ad Ugento (forse) se ne parlerà nella prossima estate In provincia di Lecce il “ciclone” tassa di soggiorno turistico si è scatenato d’impeto alla vigilia della passata stagione estiva. Ha fatto discutere, spesso ha contribuito a far acuire i contrasti politici tra maggioranze ed opposizioni quando della questione si sono interessati i vari Consigli comunali delle città interessate. Ma, alla fine, dopo il suo primo passaggio sui lidi salentini la “baraonda” ha lasciato impronte (per ora, si intende) solo a Salve, Giurdignano e ad Otranto, ovvero le uniche tre cittadine della Terra d’Otranto che hanno già deciso di pretendere la tassa da ogni turista che avesse fatto capolino sui rispettivi territori comunali. Molto vicino ad applicare la tassa sono andati anche Ugento (ma pare che la decisione, saltata lo scorso anno per la battaglia politica delle opposizioni, sia stata solo rimandata a data da destinarsi) e la città capoluogo Lecce. A Lecce l’idea era stata lanciata dall’assessore al Bilancio Attilio Monosi, ma nel breve volgere di qualche giorno lo stesso progetto è stato ritirato dall’interessato proponente. Inutile aggiungere che alla tassa di soggiorno turistico non hanno mai guardato con occhio benevolo gli imprenditori salentini. Tanto che le associazioni di categoria, dalla Camera di Commercio a Confindustria Lecce Turismo, da Assoturismo, Confesercenti Puglia a Federalberghi Lecce in coro furono pronte a suo tempo e sin da subito a annunciare il loro “no” alla nuova proposta. Un “no” deciso e convinto ad una tassa salutata più come un balzello medievale, piuttosto che come occasione di sviluppo per il territorio e l’intero comparto turistico. E nel resto d’Italia? I dati sono aggiornati a poco meno di una settimana fa ed indicano come la tassa di soggiorno turistica (meglio conosciuta come tassa per i turisti) abbia fatto proseliti un po’ in tutta Italia. Certamente per quantità di “adesioni” non siamo ancora a livelli di allerta per i fruitori delle vacanze fuori porta, ma come era facile attendersi la tassa è diventata subito la “manna” caduta dal cielo per rimpinguare le asfittiche casse comunali di città d’arte e -vere o presunte- città rivierasche e marinare. La prima ad aver adottato sul suolo italico la tassa è stata, manco a dirsi, Roma. Il “fatto” si è consumato nel giugno dello scorso anno e la tariffa va da 1 a 5 euro a persona a notte. L’adozione del tributo è stata duramente contestata sia dalle opposizioni consiliari in Campidoglio sia dalle diverse associazioni di consumatori, ma ciò non ha evitato agli amministratori della città dei Sette Colli di introdurre l’interessante novità salva-bilancio. A Roma (doverosa comunque la precisazione che i bambini fino a 10 anni, gli autisti e le persone che scelgono la capitale per curarsi non pagano la tassa), si sono accodate via via altre città-museo a cielo aperto, e tra queste Venezia, dove per una notte in laguna in alta stagione si arriva a sborsare fino a 5 euro (ma fino a 5 giorni, oltre i quali la tassa non è dovuta), Milano e Firenze. Nel capoluogo lombardo ed in quello toscano si paga dal luglio scorso, e la gabella viene applicata dagli albergatori in misura variabile da 1 a 5 euro indistintamente a capo di tutti i turisti che pernottano nelle due città. Quindi, indipendentemente dai giorni di presenza pur se in relazione alla ”qualità” ed alle stelle che ornano la fama dell’albergo prescelto per le vacanze. Tra le altre grandi città italiane a vocazione turistica, hanno approvato la tassa di soggiorno anche Torino (con costi che vanno a 1 euro a notte per pernotti in ostelli e campeggi fino ai 5 euro richiesti ai vacanzieri che, bontà loro, possono permettersi dormite a 5 stelle extra-lusso). Garantita è invece l’esenzione per i minori di 12 anni, per i malati ed i loro accompagnatori e per gli operatori turistici. La tassa è già in vigore anche a Siena (minimo 1 euro, massimo 3 euro in bassa stagione; 1,5-5 euro in alta stagione); Padova (1-2 euro, ma solo per cinque notti consecutive); Bergamo (1-3,50 euro) e Catania, dove invece si registrano i tariffe più basse tra le città d’arte italiane, con ticket che variano da 0,50 a 2 euro. Infine, a Cefalù e Terrasini per dormire in case-vacanze, alberghi, ostelli, affittacamere e bed & breakfast situati a pochi metri dal mare già dalla scorsa estate si paga nelle palermitane (da 0,50 a 1 euro e non di più). Nella mitica Capri una notte al chiaro di luna a sbirciare dalla propria camera d’albergo alla ricerca dei faraglioni costa dai 3 ai 5 euro. Daniele Greco (fonte: Belpaese)
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