Salute Sette Lecce Bambini nella tempesta: “Se non si va d’accordo, separarsi è un bene per i figli”. I consigli dell’esperto Maxia: "Restare insieme ‘per il bene dei figli’ è il più grande sbaglio che si possa fare. I bambini sentono tutto ciò che non va e le emozioni negative esplodono... 12/02/2019 a cura della redazione circa 5 minuti Maxia: "Restare insieme ‘per il bene dei figli’ è il più grande sbaglio che si possa fare. I bambini sentono tutto ciò che non va e le emozioni negative esplodono dentro". Oggi “rompere”, separarsi, divorziare è la normalità. La società “veloce, precaria e altamente competitiva” in cui viviamo dà vita a molti rapporti precari, che si sfaldano al primo colpo di vento. È anche vero che non esistono più le ipocrisie di un tempo, quando si tenevano in piedi rapporti morti da anni e molte donne non avevano l’indipendenza economica per ricostruirsi una vita. Il guaio è che nella bufera di vendette aggressività e frustrazioni che si scatenano all’interno dei rapporti di coppia in declino ci finiscono sempre i figli. Il dubbio è sempre lo stesso: lasciarsi o non lasciarsi per il bene del bambino, quando le cose vanno male? Tutti i migliori psicologi optano per la seconda ipotesi. “Ho avuto in terapia decine di casi di genitori che non riuscivano a risolvere il dubbio, ma anche tantissimi casi di ragazzi traumatizzati dai genitori che pensavano che ‘sacrificarsi’ per i figli fosse un bene” spiega lo psicoterapeuta di lungo corso, Francesco Maxia “Posso dimostrare che a questo interrogativo si possono dare risposte precise e confermate dai fatti”. Dunque, decidere di rimanere con il partner anche se è finita, per il bene dei figli, è un errore enorme? “Certamente” risponde il dottor Maxia “È il più grande sbaglio che si possa fare. È l’errore più comune, più diffuso e produce danni incalcolabili sulla psiche dei figli. Un giorno per risolvere i loro problemi dovranno farsi aiutare da uno psicologo, perché avranno difficoltà nelle loro relazioni adulte”. Cosa succede in realtà? “L’infanzia è un periodo assolutamente pessimo del ciclo umano, da certi punti di vista, perché l’infanzia è sinonimo d’impotenza” spiega il dottor Maxia “Il bambino è impotente e supplisce alla sua impotenza muscolare e intellettuale con una profonda sensibilità. La sensibilità del bambino non fallisce mai. Intuisce tutto e avverte lo stato d’animo dei genitori, che influenza tutta la loro giornata. I figli, soprattutto quelli più piccoli, percepiscono tutto: pensare di prenderli in giro facendo finta di stare bene è un’idiozia. Più è piccolo un bambino e tanto meno è possibile ingannarlo”. Gli adulti pensano che un bambino nella fase di due o tre anni non possa capire certe cose e questo in parte e vero, ma le può sentire: questo è il problema! “A due o tre anni è ancora peggio: è una fase delicatissima in cui si struttura l’emotività. Più è piccolo un figlio e peggio è: un bambino di quell’età per supplire alla sua totale incapacità di gestire da solo la sua sopravvivenza ha una sola arma, quella della sensibilità. Il piccolo è sensibile agli stati d’animo delle persone da cui dipende: i genitori. Quindi, nel bambino irrazionalmente potrebbero crescere sensi di colpa e tutta una serie di devastanti emozioni negative” chiosa l’esperto. La crisi familiare e l’impatto sul bambino La famiglia in crisi per il bambino può diventare un incubo angosciante, una trappola che devasta l’anima. Sono momenti che devono essere gestiti con sensibilità e consapevolezza da parte degli adulti. Da zero a tre anni, come dicevamo, il piccolo non registra i contenuti, ma l’intensità emotiva dei momenti familiari. Le emozioni non elaborate si trasformano in onde capaci di travolgere la vita del bambino: malessere fisico, inappetenza, disturbi del sonno e incubi sono i campanelli d’allarme. Dai 3 ai 6 anni i bambini possono utilizzare un registro linguistico, ma non sono in grado di capire la crisi e la separazione: si legano di più a uno dei genitori e diventano troppo obbedienti o ribelli. Dai 6 ai 10 anni il bambino può tendere a caricare le colpe dei genitori sulle proprie spalle per scusarli, manifestando comportamenti autopunitivi. Un altro problema a sé stante è quello dell’adolescenza, dove il conflitto tra i genitori può investire i figli dando loro un ruolo di mediatori o giudici che non dovrebbero avere. Le separazioni conflittuali sono un terremoto nella vita del bambino: spesso si verifica un’incidenza nel quadro comportamentale (aggressività, relazioni difficili e altro) ed emozionale (tristezza, rabbia, paura, vergogna e altro), quindi tutto comincia ad andare male anche a scuola. Se il genitore non sta attento a parlare il linguaggio della chiarezza e a non coinvolgere il bambino nella sua frustrazione, si potrebbe verificare uno scambio di ruoli pericoloso in cui il piccolo deve prendersi cura di chi dovrebbe prendersi cura di lui. Il bambino rischia di «adultizzarsi» e di essere profondamente infelice in futuro. La gestione della crisi Un rapporto irrecuperabile dev’essere risolto, altrimenti ci si abituerà a stare male e a far stare i male i propri figli. È bene separarsi: non fa bene al piccolo subire lo stress e le tensioni di un legame coniugale in coma. Sicuramente si può esperire un tentativo attraverso la terapia psicologica di coppia, ma se è finita davvero bisogna saper guardare avanti. Bisogna avere tatto con i propri figli, parlare un linguaggio semplice fatto di verità. Spiegare che il rapporto con loro non cambia, ma che papà e mamma prederanno due strade diverse. I genitori che si separano dovrebbero sapere comunicare insieme queste verità, quando la decisione è già stata presa. In questo modo, eliminando il «non detto» il piccolo potrà esprimere liberamente le proprie emozioni. La cosa da non fare mai è quella di cercare di coinvolgere il bambino in un braccio di ferro sulla custodia dei figli o in violente discussioni. Se le discussioni accadono davanti ai figli, è meglio parlarne con loro, non ignorare quello che è successo. Il conforto si esprime a parole con lo sguardo e le coccole. Rassicurare il piccolo anche attraverso il linguaggio non verbale è importantissimo. I problemi di coppia vanno sempre tenuti alla larga dalle orecchie dei figli, se si tratta di cose gestibili senza una separazione. Ad ogni modo, qualsiasi conflitto e crisi dev’essere spiegata al bimbo con parole e gesti di conforto: siate genitori responsabili, non rendete i vostri figli inconsapevoli genitori di mamma o di papà. Gaetano Gorgoni
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