Salute Sette Lecce Screening mammografici: “lettere a vuoto” e polemiche, ma a Lecce buoni risultati Elenchi non aggiornati nelle Asl e le lettere di convocazione per lo screening mammografico non arrivano: polemica in Regione. Replica della Asl leccese: "Copertura all'80%". È scopp... 17/10/2018 a cura della redazione circa 7 minuti Elenchi non aggiornati nelle Asl e le lettere di convocazione per lo screening mammografico non arrivano: polemica in Regione. Replica della Asl leccese: "Copertura all'80%". È scoppiata da qualche giorno la polemica sugli screening mammografici gratuiti necessari per la prevenzione del tumore al seno. Alcuni consiglieri regionali spiegano che molte lettere inviate dalle Aziende Sanitarie pugliesi “sono state spedite a vuoto perché le Asl non hanno anagrafiche aggiornate”. Ogni anno in Puglia si registrano circa 3000 casi di carcinoma mammario. Nel 2018 si stima una crescita del 5%: questa neoplasia rappresenta circa un terzo di tutti i tumori del sesso femminile. Il mese di ottobre è dedicato alla prevenzione del tumore al seno: oggi una diagnosi precoce si traduce in una quasi certezza di guarigione per la donna. “Parliamo di percentuali che possono toccare anche il 98%, per questo fare prevenzione è vitale - spiega il Senologo Luigi Manca - Oggi la Puglia è fanalino di coda (quint’ultimo posto della classifica nazionale) per mammografia preventiva. Ma i dati dello screening primario non sono più confortanti: di circa 300mila donne pugliesi (fra i 50 e 69 anni) invitate a farlo, nel 2017, con lettera della propria Asl, hanno risposto mediamente una su tre. Stiamo parlando di visite gratuite, già prenotate per data e ora: le donne devono solo aderire nell’interesse della propria salute, è il sintomo che qualcosa non funziona”. La polemica in Consiglio Regionale Il brutto scherzo dei dati anagrafici non aggiornati ha rischiato di mandare in tilt la campagna regionale di prevenzione. Le Asl devono invitare tutte le donne sopra i 50 anni a fare gli screening gratuiti, ma molte lettere sono andate a vuoto. Certo, i medici di famiglia dovrebbero rimboccarsi le maniche e invitare le loro pazienti a fare gli esami necessari dopo una certa età: questo aiuterebbe tantissimo il lavoro delle Asl pugliesi. Se non si fa squadra, un semplice errore può costare caro. “Le politiche per la prevenzione del tumore alla mammella vanno potenziate - spiega Mario Conca, consigliere del Movimento 5 Stelle - Bisognerebbe preoccuparsi di aggiornare le anagrafiche delle ASL, dal momento che ad oggi migliaia di lettere inviate per invitare le donne pugliesi ad effettuare gli screening mammografici gratuiti previsti dal programma regionale tornano indietro perché l'indirizzo è sbagliato; così come vanno implementate le Breast Unit, dato che sono tante quelle annunciate, ma pochissime quelle che funzionano”. “Molte cittadine - continua Conca - che rientrano nella fascia d’età ritenuta a rischio non sanno della possibilità di effettuare questi screening e non hanno mai ricevuto alcuna comunicazione in merito perché hanno cambiato domicilio o residenza e le ASL non hanno aggiornato le loro schede o peggio ancora non le hanno proprio inviate. È grave che una donna scopra di avere un tumore infiltrante alla mammella, che magari avrebbe potuto essere diagnosticato per tempo se solo la lettera fosse arrivata all’indirizzo giusto. Così come è grave - prosegue - che il Dipartimento Salute dica alle alle associazioni di fare il passaparola per indicare i nove centri di riferimento pugliesi che rientrano nel piano Nazionale Esiti perché raggiungono i 150 interventi ogni anno per il tumore alla mammella. In Puglia - prosegue - abbiamo molti ospedali che ne fanno solo dieci l’anno, un numero troppo basso che non consente di avere la manualità richiesta per questo tipo di operazioni”. La replica dell’Asl leccese: “La nostra copertura è all’80%: risultati ottimi” L’Asl leccese, ideatrice della campagna di comunicazione pugliese a favore degli screening oncologici, non ci sta a subire “generalizzazioni” che possano penalizzarla. “Il problema riguarda sostanzialmente le altre ASL, anche se un aggiornamento delle anagrafiche è utile per tutte. L’organizzazione leccese sta funzionando benissimo, almeno nel Salento” - spiegano nella direzione dell’Azienda leccese. Il “modello ASL Lecce” è stato portato ad esempio in alcuni importanti convegni baresi: i dati più recenti registrano un'adesione che sfiora l'80 per cento e un'estensione di circa il 50 per cento, con nove nuovi mammografi di ultima generazione in attività. A Lecce, in sei mesi, su circa 15mila inviti ne sono tornati indietro 573, ossia il 3,82%: si tratta di un dato verificato per gennaio-giugno 2018. Dunque, l’Asl Lecce è in controtendenza rispetto alle altre pugliesi, che sono ancora in alto mare. C’è da fare uno sforzo in più, con un maggiore impegno anche dei medici di base. Le breast unit: centri multidisciplinari che uniscono alte professionalità alle ultime tecnologie “I dati dello screening mammografico in Puglia risultano ancora bassi - dichiara Eleonora Sansavini, amministratore delegato di Ospedale Santa Maria e Città di Lecce Hospital - per questo mettiamo a disposizione le nostre equipe multidisciplinari, in collaborazione con le strutture pubbliche, con l’obiettivo comune di migliorare il programma di prevenzione organizzato dalla Regione Puglia”. Le Breast Unit sono strutture operative multidisciplinari e multiprofessionali: prevedono la presenza di più figure mediche nell’assistenza alla donna colpita dal tumore (oncologo, senologo, chirurgo senologico, chirurgo plastico, radioterapista, anatomo patologo, medico nucleare, nutrizionista, fisioterapista, psiconcologo, oltre a volontari dedicati). Un team composto da più specialisti dedicati alla Senologia, che si occupano delle pazienti con problematiche senologiche, dalla prevenzione al trattamento ed al follow-up, oltre a informazione e sostegno psicologico. I Centri Senologici di Bari e Lecce oltre al team dedicato hanno a disposizione tecnologie diagnostiche avanzate e le pazienti possono avvalersi di procedure chirurgiche innovative. Le procedure seguono le linee guida nazionali ed internazionali, e l’attività è fornita di un sistema codificato di raccolta dati, che consente la periodica valutazione (Audit di Breast Unit) della qualità della cura. Diagnostica per immagini all’avanguardia e biopsia mammaria Un buon centro di Radiodiagnostica senologica impiega mammografi tridimensionali 3D capaci, grazie all’alta definizione delle immagini, di evidenziare lesioni di pochi millimetri, studiando la mammella strato per strato. Tra gli esami fondamentali si sta facendo strada un nuovo sistema di biopsia mammaria VABB (Vacuum Assisted Breast Biopsy), in grado di individuare lesioni microscopiche precancerose o calcificazioni di dimensioni molto ridotte della mammella, invisibili. In caso di pazienti ad “alto rischio” per tumori eredo-familiari - che richiedono una gestione assistenziale diversificata rispetto a quella dei tumori sporadici - è importante svolgere un counseling genetico, atto a verificare la presenza in alcune famiglie di una predisposizione ereditaria al cancro, che spesso non vengono prese in carico con adeguati piani terapeutici. La chirurgia senologica La Chirurgia senologica, come abbiamo spiegato nei precedenti articoli, si effettua con tecniche sempre meno invasive e più conservative, così da rispettare sempre di più anche i tratti armonici della figura femminile, ma soprattutto perché il seno è un organo importante sia per la maternità che per la bellezza estetica della donna. La Riabilitazione motoria è la fase conclusiva, ma è anche un importante momento rieducativo per le pazienti che hanno subito un intervento e dopo radioterapia. Con i follow up le donne vengono seguite tramite visite di controllo e consulti periodici per monitorare gli esiti dell’operazione e attivare la prevenzione. Alle donne operate di tumore alla mammella nei centri specializzati è riservato anche un servizio di Nutrizione per il miglioramento dello stile alimentare e di vita, in quanto è stato dimostrato da numerosi studi che una dieta ricca di grassi, zuccheri e alcool e ad una ridotta attività fisica, si associa a un rischio aumentato di neoplasia mammaria e di recidiva. Il percorso è completato dalla presenza di psiconcologi e volontarie dedicate. “Evidenze scientifiche hanno sottolineato come il modello Breast Unit, definito da EUSOMA (European Society of Breast Cancer Specialists) e fatto proprio dal Consiglio Europeo, migliori tutti gli aspetti del trattamento del tumore al seno – spiega il dottor Stefano Rinaldi, chirurgo senologico e coordinatore della Breast Unit di Ospedale Santa Maria - anche in termini di qualità di vita, con un rapporto diretto, inoltre, con i volumi di attività”. “Oggi è fondamentale che le donne colpite da tumore al seno possano curarsi in centri con un numero di casi elevati – dichiara il dottor Luigi Manca, coordinatore della Bu di Città di Lecce Hospital – siamo pronti a dare un aiuto concreto alle istituzioni per diffondere la cultura dello screening tra le donne pugliesi, attivare la diagnosi precoce e salvare più vite”. Gaetano Gorgoni
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