Salute Sette Lecce 

Tumore al seno in aumento, le novità della ricerca: intervista all'oncologo Schittulli

Il professore Schittulli spiega le nuove tecniche oncologiche e consiglia alle donne l’autopalpazione fin dalle scuole: “Bisogna imparare a conoscere il proprio seno e a intervenire subito...

Il professore Schittulli spiega le nuove tecniche oncologiche e consiglia alle donne l’autopalpazione fin dalle scuole: “Bisogna imparare a conoscere il proprio seno e a intervenire subito in caso di cambiamenti pericolosi”. C’è una cosa che bisogna sapere quando si parla di tumore al seno: gli ultimi dati registrano un aumento preoccupante. Uno dei più noti senologi italiani, il professor Francesco Schittulli, che oggi abbiamo intervistato, ci comunica che nel nostro Paese siamo ben oltre la soglia dei 52mila l’anno. Ottobre è il mese dedicato alla prevenzione del tumore al seno. In ogni parte d’Italia si affastellano iniziative per far crescere la consapevolezza e sensibilizzare alla prevenzione. La ricerca continua a fare progressi, la cultura della prevenzione però è la migliore arma per affrontare il più frequente tumore in assoluto: quello che colpisce le donne. All’Humanitas sono stati organizzati tutta una serie di eventi che promuovono la divulgazione scientifica e gli screening: la campagna di comunicazione si chiama “Sorrisi in rosa”. Non si tratta solo di una campagna di prevenzione, ma anche di informazione sulla qualità delle cure. “La prevenzione è importante ma deve seguire un adeguato percorso di cura– dice il dottor Alberto Testori, direttore associato Breast Unit di Humanitas - Quest’anno cerchiamo di sensibilizzare soprattutto le donne più giovani nei programmi di screening perché è bene riflettere sul fatto che il 40% delle donne che hanno avuto un tumore al seno ha un’età inferiore ai 50 anni. Sì alla prevenzione, ma anche informazione, qualità dei trattamenti e adeguatezza dei percorsi di cura”. LE NOVITÀ DELLA RICERCA  La teoria sul linfonodo sentinella si sta arricchendo di nuove interpretazioni: si tratta del primo linfonodo di una stazione linfatica di una determinata regione del corpo. Questa tecnica consente con un esame poco invasivo di capire se il tumore originato dal seno si è diffuso in altri organi. I linfonodi svolgono un’importante funzione per il sistema immunitario: il sistema linfatico è un sistema di drenaggio diffuso in tutto l’organismo che raccoglie i fluidi presenti nei tessuti e li cede al sistema circolatorio. L’ascella, dove si trovano diversi linfonodi, è una parte importante dove giungono le vie di drenaggio che partono dal seno. Le cellule tumorali attraverso le vie dei linfonodi possono espandersi in tutto il corpo: ecco perché il linfonodo primo nella catena (quello chiamato sentinella) può attestare che il tumore abbia cominciato a diffondersi o meno. In realtà il professore Schittulli ci spiega, nell’intervista di oggi, che le cellule tumorali possono saltare il linfonodo sentinella e passare direttamente attraverso altri linfonodi. All’Humanitas si lavora ad uno studio multicentrico, ‘Sinodar One’, il più importante fra quelli attivi in Italia, sulla dissezione ascellare dei carcinomi della mammella. Si tratta di una sperimentazione che coinvolge circa trenta centri di ricerca in Italia e 600 pazienti selezionate, tra i 40 e i 75 anni, che hanno tumore della mammella e, apparentemente, non hanno un coinvolgimento dei linfonodi. L’obiettivo è capire se e quanto sia sicuro non procedere allo svuotamento ascellare nelle donne che hanno un linfonodo macrometastatico e patologico. “Se avremo i risultati sperati, si potrà evitare in futuro lo svuotamento ascellare - spiega il dott. Corrado Tinterri - che rappresenta il problema più grosso per chi ha avuto un tumore al seno, in tutte le donne. Si ridurranno, quindi, anche le complicanze. Un vero cambio epocale”. L’INTERVENTO CHIRURGICO NELLA PRIMA FASE E IN FASE AVANZATA  Monitorare i cambiamenti del proprio corpo è la forma di prevenzione più incisiva: nei casi di tumore prima lo si scopre e meglio è. Se il tumore è nella fase iniziale, è possibile eseguire un intervento mirato, minimamente invasivo, effettuato in day surgery con una localizzazione radioguidata che consente di rimuovere la parte malata con precisione e con asportazione minima di tessuto sano. In questo caso il danno estetico è minimo. All’asportazione chirurgica si accompagna solitamente la biopsia del linfonodo sentinella, che viene analizzato direttamente in sala durante l’intervento, in modo tale di poter asportare altri linfonodi in caso di positività. Alcune volte è possibile ricorrere semplicemente alla radioterapia per risolvere il problema. Quando il tumore raggiunge dimensioni eccessive o nel caso di lesioni mammarie pluricentriche, la chirurgia oncoplastica permette di poter effettuare rimodellamenti della ghiandola mammaria. Ci sono casi, però, in cui non è possibile una chirurgia di tipo conservativo: delle volte si deve procedere alla rimozione della ghiandola mammaria (mastectomia conservativa), con conservazione della cute e del complesso areola-capezzolo e l’inserimento contestuale di una protesi mammaria, evitando traumi legati alla perdita della propria immagine corporea e della femminilità. COS’È LA DISSEZIONE ASCELLARE La dissezione ascellare consiste nell’asportazione di tutti i linfonodi ascellari. Si ricorre a questa operazione quando siano state riscontrate cellule tumorali nei linfonodi o se il linfonodo sentinella contiene aggregati di cellule tumorali di dimensioni superiori ai due millimetri. Si interviene eliminando tutto perché in questo casi c’è la possibilità che anche gli altri linfonodi contengano cellule tumorali. Non è sempre necessario ricorrere alla dissezione ascellare in caso di tumore: il chirurgo valuta e spiega rischi e benefici.  INTERVISTA AL PRESIDENTE DELLA LEGA ITALIANA PER LA LOTTA AI TUMORI, FRANCESCO SCHITTULLI: LA TECNICA DELL’ASPORTAZIONE DI ALCUNI LINFONODI  Professore, ci sono prese di posizione nuove sulla tecnica del linfonodo sentinella (la tecnica che permette di sapere se il tumore originato nel seno si sia diffuso e abbia intaccato altri organi): ci sono novità di rilievo?  “Prima si pensava di asportare il linfonodo per vedere se fosse interessato o meno: nel momento in cui non fosse stato intaccato dal cancro, si sarebbe lasciata indenne l’ascella. Oggi sappiamo che si può verificare il ‘salto’ del linfonodo sentinella: la metastasi va direttamente sugli altri. Quindi, per una maggiore tranquillità della paziente stessa si asportano tutti i linfonodi. Ma la questione è ancora in una fase da chiarire viste le vertenze giudiziarie. Non tutte le strutture sono capaci di adoperare quella tecnica”.  Quali sono le tecnologie all’avanguardia nel campo senologico? “Noi ora disponiamo di una nuova tecnologia capace di effettuare il linfonodo sentinella senza bisogno del medico nucleare o di altre figure professionali. Il Senologo chirurgo effettua questo intervento direttamente. È in discussione la questione dell’asportazione di tre linfonodi, perché si possono avere delle metastasi, a distanza di tempo, ad altri linfonodi. Io sostengo un’altra tesi: i linfonodi che abbiamo sotto l’ascella sono tra i 40 e i 50, a seconda dei casi, e sono divisi in tre step. Il primo livello di linfonodi è quello più vicino alla mammella: se lo asporto (sono 10 linfonodi) non mi succede nulla dal punto di vista estetico e funzionale. In questo caso il braccio non si ingrossa e tutto continua a funzionare normalmente. Questa è la motivazione per cui si è puntato sul linfonodo sentinella: si voleva limitare l’intervento a pochi linfonodi”.  Asportando i linfonodi del primo livello, che sono una decina, possiamo stare tranquilli che non tornerà il tumore al seno?  “Se tolgo quei linfonodi e sono tutti negativi: quella donna sarà indenne da una metastasi sui linfonodi che sono rimasti”. Oggi bisogna spiegare ai pazienti che è necessario rivolgersi a strutture con tecnologia all’avanguardia perché lo screening permetta di vedere e conoscere tutto, vero?  “Io al Mater Day Hospital di Bari lavoro in équipe: ho un tecnico radiologo-senologo dedicato a questo, che fa solo mammografie ed ecografie. Naturalmente abbiamo un mammografo di ultima generazione a tre dimensioni con tomosintesi, un ecografo e risonanza magnetica di ultima generazione. Tutti gli ospedali e le strutture private che fanno diagnosi e cura non possono permettersi di non essere al passo con le nuove tecnologie”.  Professore, ottobre è il mese della prevenzione del tumore al seno: cosa consiglia alle donne?  “Io consiglio alle donne di imparare ad autopalparsi, fare un ‘autoispezione’, ma questo è difficile inculcarlo in donne di 40 o 50 anni. Se si comincia nelle scuole, le ragazze all’inizio lo faranno ridendo e scherzando, ma poi sarà un’abitudine (una volta al mese per 5 minuti) che potrà far scoprire in tempo anomalie da segnalare al proprio medico. Le donne devono avere confidenza con questo organo: se si comincia a 18 anni, dopo 20 anni si conoscerà benissimo il proprio seno e si potranno segnalare in tempo alterazioni e anomalie rispetto ai mesi precedenti. Ma non è neppure questa la principale finalità: puntiamo a far crescere la consapevolezza che quest’organo dev’essere tenuto sempre sotto controllo. I casi di tumore al seno quest’anno sono aumentati: siamo arrivati a 52.800 nuovi casi in Italia. È il tumore più frequente in assoluto. Alle ragazze bisogna far capire che oltre al PAP TEST, dopo il primo rapporto sessuale, a partire dai 25 anni bisogna fare visita senologica ed ecografia per tutta la vita. Una mammografia l’anno a partire dai 40 anni. Questa è prevenzione. Non è che il cancro al seno bussa alla porta a 40-50 anni e va via a 60 anni. Ho operato ragazze di 28 anni. Il cancro al seno sta colpendo pazienti sempre più giovani. È necessario controllarsi sempre, anche dopo i 60. Mai abbassare la guardia”.  Gaetano Gorgoni  

Potrebbeinteressarti