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Assemblea annuale dell'Ordine dei Medici: tutte le novità e le sfide della professione

Il 15 aprile all'incontro dei Medici della Provincia di Lecce per l’Assemblea annuale ordinaria la relazione del nuovo presidente Donato De Giorgi ha messo l'accento sul ruolo del medico, d...

Il 15 aprile all'incontro dei Medici della Provincia di Lecce per l’Assemblea annuale ordinaria la relazione del nuovo presidente Donato De Giorgi ha messo l'accento sul ruolo del medico, della “colleganza” e delle nuove sfide della professione. Ricordati anche i colleghi scomparsi di recente. Faro anche sulla Siria, perchè un medico non può restare indifferente agli eccidi. Ovunque essi siano.  Lo scorso 15 aprile si è tenuta a Lecce l'Assemblea annuale dell'Ordine dei Medici. Per la prima volta l'appuntamento si è tenuto ad aprile – come prevede la legge – per approvare nei tempi dovuti il bilancio, in positivo con 534.890,27 euro. Ad aprire l'assemblea il ricordo dei colleghi recentemente scomparsi, per mantenere vivo il valore della “colleganza”. La relazione del nuovo presidente Donato De Giorgi ha toccato vari punti che rappresentano le problematiche e le sfide più difficili per la professione medica. A partire dal giuramento di Ippocrate, che impegna ogni medico a “perseguire la difesa della vita e la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo dalla sofferenza”, è stato ricordato come nessun medico possa “girarsi dall’altra parte” di fronte agli eccidi, alle violenze, alla deriva della barbarie. “La Siria è più vicina a Lecce di Parigi non solo geograficamente, ma perché in quel paese 525 Medici sono stati uccisi anche mentre svolgevano la loro opera, le strutture sanitarie distrutte, le cure prestate divenute atti di eroismo” è stato ricordato, “ma anche perché sempre più spesso faremo i conti con la medicina della migrazione”. Focus quindi sulla “questione medica” e il relativo disagio dei professionisti: “l’inadeguatezza del Medico di fronte a nuove sfide, che non lo hanno spesso trovato pronto. Si richiede infatti al Medico una dimensione scientifica che possa offrire non il meglio che sa, ma le cure validate dalle migliori evidenze. Questa inadeguatezza culturale può diventare però una opportunità necessaria se viene rafforzata l’idea della formazione permanente, che ha come presupposto la conoscenza e l’applicazione delle linee guida: non come rigida corazza medico-legale, ma conoscenza da applicare nell’agire quotidiano”. Non trascurabile poi la “dimensione relazionale”: superato il rapporto paternalistico con il paziente, viene però messo in dubbio il contenuto umanistico della professione medica, di cui si sente il bisogno di riappropriarsi dando spazio alla comunicazione, all’ascolto”. Altro aspetto al centro del nuovo ruolo dei medici, la necessità di fare i conti con gli aspetti gestionali ed economici: “In una società basata sul profitto e la competizione” è stato detto “un altro disagio è vissuto dal Medico è quello delle competenze gestionali ed economiche (per le quali è spesso impreparato), divenendo responsabile della sostenibilità del processo di cure”. Proprio in questo senso, il monito per i professionisti è “uscire dall’angolo nel quale il potere politico vorrebbe costringere il Medico: esso non è produttore di costi, deve essere sempre produttore di cure. Nel nostro contesto diverse le figure cruciali e in difficoltà. Prima di tutto il Medico di Medicina Generale, vero cardine su cui ruota l’intero SSN”. La sfida è dunque quella di “cambiare il concetto di assistenza e presa in carico fiduciaria. L’invecchiamento della popolazione e dei Medici, l’integrazione con altri settori del SSN devono portare ad un aumento della qualità e della quantità dell’offerta sanitaria e della dignità. Assistiamo invece al rischio di un’assistenza azzerata nei prossimi anni anche per una politica non lungimirante di programmazione. Per i Medici ospedalieri questo è un anno nero: dimissioni in massa legate non solo al fisiologico raggiungimento dei limiti di età, ma anche dal disagio, dal burn-out, dalla burocrazia, dalla conflittualità, soprattutto dagli organici sempre più ridotti, dalla scarsa gratificazione in una organizzazione strutturale che storicamente allontana sempre i giovani meritevoli da ruoli di autonomia, dalla deriva devastante della medicina difensiva, dalle sirene del privato, dalla stanchezza fisica (quello dell’ospedaliero non è un lavoro per vecchi)”. Le parole d'ordine, non derogabili, sono allora sicurezza e dignità. “Siamo convinti che così com’è la Guardia Medica non serve, non serve ai pazienti, non serve agli operatori che non vogliono un posto di lavoro, ma vogliono lavorare con entusiasmo e professionalità in condizioni di sicurezza. Chiediamo pertanto che prima di cancellare i PPI (atto dovuto da normative nazionali) siano date certezze al territorio: gli “ospedali di comunità” (gestiti dai MMG, con la presenza dei Medici di Guardia Medica, dalla diagnostica e dai trattamenti di base) potrebbero essere una risposta e una risorsa”. Altra questione di scottante attualità è poi la violenza contro i Medici. “Abbiamo voluto accendere i riflettori sui fatti recenti avvenuti in marzo per sottolineare che la violenza è spesso taciuta, subita quotidianamente, ma ormai insopportabile. Non vogliamo tacere su argomenti che nel recentissimo passato ci ha visto coinvolti nella cronaca e che comunque rappresentano argomenti controversi: la vicenda dell’ALPI deve essere ricondotta in queste connotazioni. Non dobbiamo avere il minimo tentennamento nel condannare e – ove necessario – sanzionare in tutti gli ambiti chi ha derogato dalle leggi che si è impegnato a rispettare. Solo così possiamo avere l’autorevolezza di affermare che l’ALPI non è un’attività criminale, ma una risorsa, espressione di una fiducia che il cittadino conserva nel professionista, a differenza di quello che spesso avviene per la struttura”. E sull'annoso problema delle liste d'attesa: “Le liste d’attesa sono vissute come una sconfitta del sistema sia dai cittadini, che dagli operatori. Le soluzioni per contenerle, come prospettato da alcuni politici regionali, sono peggiori del male, fuori dal contesto e dalla conoscenza del problema stesso: la libera attività intramoenia rappresenta meno del 5% dell’attività istituzionale. Le liste d’attesa più odiose sono rappresentate dall’attività chirurgica operativa, dove è praticamente assente, nel nostro contesto, la presenza se non la 'competizione' con l’ALPI. La medicina difensiva con i processi (civile, erariale, penale, mediatico) coinvolge l’80% dei medici per 1/3 della loro vita lavorativa, devastando la vita stessa, affetti, cultura, autostima e vissuto. Abbiamo ereditato un Ordine che spesso si era trincerato in una torre d’avorio di autoreferenzialità e di contenzioso legale, che si era comunque staccato dalla partecipazione e dall’entusiasmo dei suoi iscritti”. Ecco allora il bilancio dopo i primi 100 giorni: “La nuova gestione – proclamata dopo una straordinaria partecipazione (la percentuale dei votanti è risultata la seconda in Italia) ha posto come centrali 3 parole chiave: trasparenza, condivisione, partecipazione. Si tratta di aver creato una grande squadra che ha voluto da subito cambiare il passo. A cominciare dal logo (troppo anonimo il precedente) con un concorso che ha visto partecipare 50 progetti, così interessanti che saranno tutti esposti in una grande mostra che sarà prossimamente allestita. Abbiamo voluto dare la testimonianza di un nuovo corso con una politica di incontro. A cominciare con i colleghi impegnati in prima linea (nella notte del capodanno recandoci nei P.S. nelle Guardie Mediche, nelle postazioni 118, Pronto soccorsi pediatrici), con l’ASL di Lecce stabilendo un tavolo di concertazione e condivisione su moltissimi problemi, con il Sindaco come massima autorità sanitaria, per rinsaldare il patto per la salute, con la Magistratura nell’apertura dell’anno giudiziario e nelle sue più alte espressioni e cariche istituzionali, con una convergenza e una fattiva collaborazione (in particolare sul tema dei CTU), accordo che due giorni fa è stato ripreso e siglato nella stessa formulazione tra la FNOMCeO (la federazione nazionale dei medici) e il CSM, ci si è incontrati con il Prefetto stabilendo in accordo la necessità di un osservatorio sulla sicurezza”. Sempre nella direzione di creare sinergia tra le varie parti in causa, “Abbiamo incontrato l’Ordine degli Avvocati, siglando un rapporto di intesa particolarmente importante, per la prima volta l’OMCeO ha incontrato l’Ordine degli Infermieri, da pochissimo istituito, siglando uno storico accordo per le cure, nel rispetto dei distinti ruoli. Sono stati incontrati i Sindacati, la C.A., le associazioni di volontariato, il Ministro, il Consiglio dei Sanitari, l’Arcivescovo Metropolita, condividendo i valori di solidarietà e di rispetto. Grande rilevanza ha avuto lo stabilire la nascita di 17 commissioni, che hanno rappresentato il vero motore dell’Ordine, coinvolgendo più di 150 Colleghi”. Tante le iniziative in ballo per dare vita ad un nuovo corso: dall'istituzione di nuove strategie per le commissioni, ai partnerariati con scuole e università. Da un cambio di immagine (con il nuovo logo), ad una nuova linea comunicativa. Dall'organizzazione di corsi di autodifesa per i medic, alla realizzazione di nido per le mamme lavoratrici del Vito Fazzi. Tra le novità, anche lo sportello del cittadino, vero “fiore all’occhiello dell’Ordine” come sottolineano, che “collegherà le esigenze dell’utenza con le risposte degli operatori, sia con strumenti informatici che con sportelli itineranti nel territorio salentino”. Torna poi nelle case dei Medici leccesi “Salento Medico”, voce resa afona da troppi anni rilevante e autorevole opportunità di rendere collettive esperienze in una comunità che fa fatica a interagire: il dr. Silvio Colonna riceve il testimone dal dr.Peccarisi e presenterà in una prossima conferenza stampa il progetto editoriale. Infine, ma non per questo meno importante, anche la tassa d’iscrizione differenziata con una riduzione per i Medici iscritti da meno di 3 anni. Per la seconda volta nella storia degli Ordini d’Italia (dopo quello di Milano), l'iscrizione facilitata vuol dare un segnale di patto generazionale e per affermare che i giovani colleghi sono una imprescindibile risorsa. Qui la relazione integrale

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