Lecce 

Palazzo Carafa, continua la polemica sui Boc

Secondo l'ex consigliere di opposizione Carlo Salvemini “il Comune di Lecce allenta il cappio dei debiti ma accetta il bavaglio dalle banche”   Nemmeno il tempo di godersi un succes...

Secondo l'ex consigliere di opposizione Carlo Salvemini “il Comune di Lecce allenta il cappio dei debiti ma accetta il bavaglio dalle banche”   Nemmeno il tempo di godersi un successo quasi insperato per l'accordo bipartisan del Consiglio comunale leccese sull'uscita dai Boc, che il sindaco Paolo Perrone si trova a fare i conti con una dura accusa: quella di aver messo l'Amministrazione comunale nella condizione di aver accettato un accordo con le banche che mette una “pietra tombale” su ogni futuro risarcimento per l'intricata vicenda dei Boc, su cui è in corso un'indagine della Procura. Fatta eccezione per la consigliera socialista Paola Spoti, astenutasi dal voto sui Boc, approvati anche dal centrosinistra, sembra che l'unica voce fuori dal coro sia quella di Carlo Salvemini: l'ex consigliere comunale di opposizione, da anni tra i più attenti osservatori della cosa pubblica leccese, si dice infatti poco convinto che “l’operazione sia trasparente e conveniente come ha dichiarato il sindaco”.  Secondo Salvemini la rinegoziazione tra il Comune di Lecce e le banche mette un bavaglio all’Amministrazione che “per allentare il cappio al collo del prestito si fa chiudere la bocca e legare le mani rinunciando a qualsivoglia pretesa nei confronti della Banche sull'operazione”. L'accordo metterebbe il silenziatore anche alle perplessità contenute nella consulenza del professor Paolo Cucurachi, al fianco del sindaco nella delicata trattativa; anche qualora le indagini penali dovessero giungere a formulare ipotesi di reato nei confronti delle banche -spiega però Salvemini- il Comune non potrebbe costituirsi parte civile in giudizio (cosa che è invece avvenuta a Taranto, dove Stefano ha chiesto un risarcimento di un miliardo di euro. L’ipotesi della procura tarantina, che ha già rinviato a giudizio i dirigenti del settore, è che si sia proceduto all’emissione dei Boc pur non ricorrendo il presupposto della convenienza sancito dall’art. 41.  Un problema che secondo la relazione di Cucurachi, sostiene Salvemini, potrebbe essere stato il medesimo a Lecce. “Non si capisce altrimenti perché uno dei più grandi gruppi bancari europei, se convinto della legittimità del proprio operato,  costringa un piccolo Comune a rinunciare a qualunque iniziativa a tutela dei propri interessi”, si chiede Salvemini il quale bacchetta anche l'opposizione: “Al loro posto, primo di votare sì, avrei almeno tentato di proporre un emendamento a quella delibera, invece di accettare che il comune negasse i propri debiti fuori bilancio, sconfessando anni di battaglia per la chiarezza dei conti. In ogni caso, l'operazione non sarebbe conveniente come propagandato dal sindaco: “La rata è più bassa ed il Comune dovrà sborsare circa 5 milioni in meno all’anno, ma i tempi sono allungati di altri 15 anni”. Poi Carlo Salvemini attacca frontalmente Paolo Perrone: “In tutta questa vicenda la sua stella polare è stata il mero interesse politico: alleggerire le rate della quota Capitale dagli anni 2010-2013 e cioè quelli di chiusura della sua stessa consiliatura”.  L'analisi non convince però il consulente Cucurachi. “Mi sembra che vi siano alcune inesattezze tecniche in quanto dichiarato da Salvemini. I benefici per il Comune, che doveva pagare 2 milioni e 800 e non li ha pagati, ci sono stati. Il fatto di arrivare ad un accordo attiene invece una valutazione politica che è stata fatta per chiedere una vicenda tormentata. Sono stato consulente della procura di Taranto e accomunare le due vicende mi sembra improprio. L'operazione di Lecce era tutto sommato ragionevole, quella di Taranto aveva problemi ben più gravi, come i costi impliciti e tutto ciò che è venuto alla luce”.    Alessandra Lupo 

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