Ambiente Lecce Lecce più inquinata in inverno, Cnr: "Colpa delle stufe a pellet" Uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima rivela l'aumento delle polveri sottili nella stagione più fredda. Aria pi&ugrav... 20/10/2017 a cura della redazione circa 2 minuti Uno studio condotto da un gruppo di ricerca dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima rivela l'aumento delle polveri sottili nella stagione più fredda. Aria più inquinata a Lecce nella stagione più fredda: lo dice uno studio del Cnr che punta il dito contro gli impianti di riscaldamento e il traffico. Come comunicato da Salutesalento, in inverno aumentano le polveri sottili nell’aria del capoluogo salentino, facendo impennare i valori di PM 10 e PM 2,5 nell’atmosfera. “L’incremento delle concentrazioni del particolato - sostiene Daniele Contini, responsabile del gruppo di ricerca dell’Istituto di scienze dell’atmosfera e del clima del Cnr - è dovuto in larga misura a maggiori emissioni antropiche da traffico veicolare e combustione di biomasse”. Lo studio ha riguardato la quantificazione, nelle varie stagioni, dei contributi delle sorgenti inquinanti (traffico, combustione di biomasse, solfati, carbonati, industriale, aerosol marino, polveri in terra, nitrati ecc..). “La combustione di biomasse comprende diverse tipologie di emissione – spiega il ricercatore del Cnr - tra cui il riscaldamento domestico, le pratiche agricole e gli incendi. È una sorgente caratterizzata da un profilo chimico molto eterogeneo – aggiunge - che comprende composti organici del carbonio (tra cui gli idrocarburi policiclici aromatici, considerati cancerogeni– IPA), il carbonio elementare che è assimilabile al black carbon che ha anche rilevanti effetti potenzialmente dannosi per la salute, potassio e metalli in tracce. L’impatto delle biomasse è più ridotto nel periodo estivo ma non trascurabile ed è quindi una delle sorgenti più rilevanti nel sito di misura”. L’aumento del particolato da biomasse chiama in causa la combustione di legna, pellet e quant’altro nei caminetti e nelle stufe, ma soprattutto gli incendi “pilotati” dagli agricoltori nelle campagne (che non sono sempre pulite), dove si bruciano senza alcun criterio, stoppie, rifiuti e residui di pratiche agricole intrisi di fitofarmaci e materiale vario. “L’impatto della combustione di biomasse è rilevante anche in altre aree del Salento - spiega Daniele Contini - come dimostrano recenti studi nell’area di Brindisi (Torchiarolo – ndr.) ed in altre Regioni del Sud-Est del Mediterraneo – In Grecia, ad esempio, è stato mostrato che l’impatto delle biomasse è aumentato a seguito della crisi economica in molte aree”. E proprio perché le biomasse sono una risorsa che va utilizzata in maniera sostenibile, Isac-Cnr ha presentato di recente, al programma comunitario Interreg Italia-Grecia, un progetto che, se sarà finanziato, metterà a disposizione delle amministrazioni e delle autorità ambientali le linee guida per pianificare una gestione sostenibile della combustione.
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