Sanità Lecce Al “Fazzi” un alleato in più contro le patologie gravi: inaugurato nuovo angiografo È il secondo dell’Emodinamica nell’ospedale leccese. La soddisfazione di Silvana Melli: “In tre mesi è stato colmato un gap di 19 anni”. Un angiografo pu&ograv... 18/10/2017 a cura della redazione circa 3 minuti È il secondo dell’Emodinamica nell’ospedale leccese. La soddisfazione di Silvana Melli: “In tre mesi è stato colmato un gap di 19 anni”. Un angiografo può salvare la vita, due possono farlo senza mai perdere di vista la sicurezza del paziente. Alleati preziosissimi contro patologie gravissime, come l’infarto, e quando il tempo gioca a sfavore. La Cardiologia Interventistica ed Emodinamica del “Vito Fazzi” raddoppia così il suo impegno, grazie alla tecnologia di ultima generazione che è il “cuore” del nuovo angiografo. L’innovativo Allura Xper FD 20, che andrà ad affiancare l’altra apparecchiatura attualmente in servizio, è stato presentato stamattina dal Direttore Generale ASL Lecce Silvana Melli e dal primario del reparto Giuseppe Colonna, con l’intervento dell’assessore regionale al Lavoro, Formazione e Istruzione, Sebastiano Leo, che ha sottolineato «il grande livello di eccellenza raggiunto dal “Vito Fazzi” e che potrà essere valorizzato anche in chiave di collaborazione con l’Università». «Questo “gioiello” della tecnologia sanitaria – ha detto Melli – fa compiere un deciso progresso alla Sanità pubblica leccese. E ciò avviene colmando un gap lungo 19 anni, da quando cioè il compianto prof. Montinaro ha avviato l’attività di Emodinamica a Lecce, in soli tre mesi: è questo il tempo impiegato per spostare l’angiografo dal nuovo DEA, al quale è destinato, alla sala di Emodinamica, e mettere nelle mani esperte dei nostri medici uno strumento salva-vita che non poteva restare “parcheggiato” troppo a lungo. Un imperativo etico, oltre che di natura medica, ci ha spinti ad accelerare i tempi per mettere subito al servizio dell’utenza una straordinaria apparecchiatura. Il secondo angiografo, infatti, permette non solo di poter migliorare la qualità e la quantità degli interventi realizzabili, ma è fondamentale per poter affrontare operazioni delicatissime nella più totale sicurezza per i pazienti». Interventistica coronarica, cardiologia strutturale e interventistica periferica sono i tre grandi settori in cui il nuovo angiografo dovrà mettere al servizio dei cardiologi interventisti le proprie capacità e caratteristiche d’avanguardia. «Con potenzialità elevatissime da sfruttare», ha confermato il dr. Colonna, evidentemente soddisfatto del nuovo acquisto: «Con la seconda sala di back-up – ha aggiunto- è possibile garantire una maggiore sicurezza per il paziente acuto in caso di avaria di un angiografo». Un “particolare” che da solo può spiegare l’importanza della scelta fatta dalla Direzione Generale della ASL, ma che consente ulteriori e incoraggianti sviluppi: «Potremo incrementare le procedure – ha rimarcato il primario - sia in termini quantitativi, partendo dalle 1732 procedure totali eseguite nel 2016, di cui 635 angioplastiche coronariche, sia in termini qualitativi, potendo contare sulla diversificazione delle procedure interventistiche: una possibilità non attuabile con un solo angiografo». E cresceranno anche i trattamenti di cardiopatie strutturali, che nel 2016 contano 10 interventi di impianto percutaneo di protesi aortica. Un lavoro reso più agevole da un angiografo molto versatile, in grado di visualizzare praticamente tutte le parti anatomiche (una novità rispetto alle possibilità attuali) e di fornire immagini ad alta definizione per corroborare le decisioni diagnostiche e interventistiche dei medici. Basterà guardare sul grande monitor multicanale da 58 pollici, capace di proiettare su un unico schermo radioscopia, immagini ecocardiografiche, immagini ecografiche intracoronariche ed immagini di tomografia a coerenza ottica, senza la necessità di trasportare in sala le varie apparecchiature come, invece, avviene attualmente. In più, grazie ad un sistema ad hoc sarà possibile ridurre, in funzione dell'area applicativa (cardio, neuro, periferico ecc.), la dose di radiazione impiegata dal 50 all'85% rispetto ai metodi tradizionali, a tutto vantaggio della salute dei pazienti e degli operatori e senza perdita della qualità d'immagine. Un bel passo in avanti, anzi uno scatto.
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