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Randagismo, associazioni contro la modifica della legge regionale: “No ai canili privati, no al business”

La proposta di Lecce in discussione domani in Regione Puglia, che faciliterebbe l'accesso dei privati nella gestione dei canili pubblici, non piace al coordinamento delle associazioni di Protezione An...

La proposta di Lecce in discussione domani in Regione Puglia, che faciliterebbe l'accesso dei privati nella gestione dei canili pubblici, non piace al coordinamento delle associazioni di Protezione Animale. "No ai canili privati, no al business randagismo". Queste le parole d'ordine del coordinamento Regione Puglia Associazioni di Protezione Animale che fanno muro contro la proposta di modifica alla legge regionale 12/95, in tema di gestione dei canili e del randagismo, a firma dei consiglieri Romano, Mazzarano, Abaterusso, Amati, Blasi, Campo, Caracciolo, Lacarra, Loizzo, Mennea, Pentassuglia. La proposta di legge aprirebbe difatti troppo ai privati, alimentando il già pesante business del randagismo. Numeri alla mano, le associazioni puntano il dito contro una modifica che porterebbe ad un aggravio delle spese delle amministrazioni, senza peraltro garantire invece il benessere animale. La Regione Puglia, seconda in Italia solo alla Campania, spende già per il mantenimento a vita degli animali ospiti nei canili oltre 27 milioni di euro l'anno (fonte: Dossier Lav), costi che si abbatterebbero facilitando invece le adozioni dei cani. “Riguardo le adozioni i dati sono esemplificativi” scrive in un comunicato il coordinamento delle associazioni “in 5 anni il canile sanitario di San Giogio Jonico (Ta) - gestito da un Associazione di volontariato - ha affidato (fonti Anagrafe Regionale) 217 cani, di contro il canile privato San Raphel (Ta) ha affidato 2 cani. Il canile consortile di Copertino (Le) gestito sempre da una Associazione registra n. 233 affidi, mentre il canile privato di Tricase (Le) solo 4. Il numero di affidi nelle strutture incide in maniera decisa sui costi consentendo ai Comuni proprietari dei cani affidati un consistente risparmio economico”. L'appello è dunque al presidente Emiliano, perché respinga la proposta di legge “che di tutela ha ben poco, ci riporta indietro di 20 anni e vanifica i tanti sforzi fatti da una pluralità di soggetti ed enti e in realtà rappresenta solo il sabotaggio di una legge perfetta, che se fosse stata correttamente applicata, avrebbe portato nel medio/lungo termine ad una definitiva risoluzione del fenomeno randagismo dandoci la possibilità di allinearci, forse non al Piemonte, ma comunque alle tante Regioni virtuose di Italia ed è per questo che, evidentemente, bisognava prima boicottarla e adesso definitivamente stopparla”. Per poi aggiungere: “E' inutile negarlo ma questa proposta, oltre a rappresentare un pessimo esempio di gestione delle risorse pubbliche, si traduce in sonoro schiaffone alle centinaia di Associazioni e alle migliaia di volontari che operano sul territorio regionale e che tentano, giorno dopo giorno, di rimediare alle carenze e alle deficienze di una politica irresponsabile che con la sua perdurante inerzia ha fatto sì che i canili rappresentino solo un centro di costo, notevole e gravoso per i Comuni e i cittadini, in futuro destinato ad aumentare se questa proposta verrà accettata. Perché il business randagismo deve continuare ad oltranza e proliferare e non importa se, per pagare le rette di migliaia di euro ai canili privati per il mantenimento dei cani, si sottraggono economie che potrebbero essere destinate a tanti nostri concittadini in difficolta e più bisognosi, specie in questi periodi così amari per tutti”. La voce delle associazioni non è però l'unica ad ergersi contro la proposta di legge. Dello stesso avviso anche il consigliere Cosimo Borraccino, presidente della II Commissione. In una nota annuncia difatti il suo voto contrario alla proposta di legge: “Dalla lettura del testo” spiega “si intravederebbe l'esclusivo vantaggio dei canili privati, un business di 30 milioni di euro!”

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