Teatro Lecce Dal testo di Hannah Arendt in scena “La banalità del male”, processo al colonnello SS Eichmann Sabato 3 dicembre da Koreja spettacolo di Paola Bigatto. Prosegue il “Teatro in bici” con una visita gratuita al Museo di Palazzo Taurino, fulcro dell'antico quartiere ebraico leccese. ... 02/12/2016 a cura della redazione circa 5 minuti Sabato 3 dicembre da Koreja spettacolo di Paola Bigatto. Prosegue il “Teatro in bici” con una visita gratuita al Museo di Palazzo Taurino, fulcro dell'antico quartiere ebraico leccese. Per Strade Maestre, in scena da Koreja sabato 3 dicembre alle ore 20.45 Paola Bigatto con La banalità del male, lo spettacolo tratto dal testo di Hannah Arendt per la riduzione e l'adattamento della stessa attrice. Nel 1963 Hannah Arendt dà alle stampe Eichmann in Jerusalem, più noto in Italia con il suo sottotitolo, La banalità del male. Si tratta di un saggio in cui la filosofa raccoglie gli articoli scritti per il “The New Yorker” sul processo al tenente colonnello delle SS Adolf Eichmann, tenutosi a Gerusalemme nel 1961. Eichmann, con il suo grigiore, il suo linguaggio burocratico, le sue frasi fatte, incarna, nello sguardo acuto dell’autrice, l’uomo senza idee, più pericoloso dell’uomo malvagio. Il nuovo concetto di banalità del male rivoluziona le consuete categorie morali: Hannah Arendt sarà così al centro di una polemica filosofica, etica e politica. La scrittura di Hannah Arendt, passionale nell’indignazione, raffinata nella speculazione, sempre incandescente, ha consentito di dar voce al saggio, trasformato e ridotto in monologo: la professoressa Arendt, docente di filosofia politica a Chicago nel 1963, ripercorre, in una possibile lezione, le condizioni del processo, le circostanze storiche degli eventi, le considerazioni filosofiche. Una lavagna, una carta geografica, una cattedra: gli spettatori diventano allievi e testimoni dello svilupparsi del pensiero filosofico. Hannah Arendt (1906 - 1975), filosofa, allieva di Heidegger e Jaspers, emigrata nel 1933 dalla Germania alla Francia, e da qui in America nel 1940, a causa delle persecuzioni razziali, dal 1941 ha insegnato nelle più prestigiose università americane, pubblicando alcuni tra i più importanti testi del Novecento sul rapporto tra etica e politica. Nel 1961 segue, come inviata del “The New Yorker”, il processo Eichmann a Gerusalemme: il resoconto esce prima sulle colonne del giornale nel 1963, quindi, sempre nello stesso anno, in volume, col titolo La Banalità del male. Esso susciterà una grande ondata di proteste e una accesa polemica, a causa della particolare lettura che la Arendt dà al fenomeno dell’Olocausto e dell’antisemitismo in Germania. Hannah Arendt osserva la macchina della giustizia di Israele con implacabile senso critico. Non esita, ebrea, a indagare le responsabilità morali e dirette del popolo ebraico nella tragedia della Shoà, né ad attribuire a tutto il popolo tedesco pesanti responsabilità durante il Nazismo e ipocriti sensi di colpa durante la ricostruzione postbellica. È attraverso questo sguardo acuto, tagliente, spesso quasi molesto, che Hannah Arendt ci suggerisce quale sia la principale artefice delle tragedie naziste: la menzogna eletta a sistema di vita sociale e politica, la menzogna come strategia esistenziale attuata prima di tutto nei confronti di se stessi. La capacità di negarsi delle verità conosciute è il meccanismo criminale che porta il male ad essere agito inconsapevolmente o nascosto alla propria coscienza. Hannah Arendt ci offre così una formidabile riflessione sul presente: il male estremo rappresentato dal Nazismo non resta relegato nei responsabili dei massacri e dell’organizzazione, ma appare come una realtà sempre esistente, in agguato nella pigrizia mentale, nell’inattività sociale e politica, nel delegare le scelte di vita ad altri, nell’usare la mediocrità come alibi morale. In una parola, nella rinuncia a quell’attività che, “da Platone in poi, siamo soliti chiamare pensiero”. “Per trasformare il saggio in un monologo – racconta Paola Bigatto - ho immaginato che la Arendt improvvisi una lezione, strutturata seguendo i tre grandi aspetti del testo: la cornice è la vicenda processuale, lo sguardo critico sul processo di Gerusalemme; la struttura portante è costituita dagli avvenimenti storici, centrali per seguire la vicenda di Eichmann e gli avvenimenti bellici e politici; all’interno di questo percorso sono presenti le considerazioni filosofiche dell’autrice, non solo comunicate come riflessioni, ma spesso sviluppate in presa diretta, come se nascessero nell’atto di parlare agli allievi. Aspetto teatralmente imprescindibile, in quanto è in questa costruzione progressiva che l’allievo-spettatore si sente attivo e partecipe di un processo di pensiero. Ho scelto di concludere la lezione-spettacolo con una storia per me particolarmente significativa, riportata dall’autrice in maniera rapida ma incisiva: è la storia di Anton Schmidt, un semplice caporale dell’esercito tedesco, che sfugge al meccanismo del male banale e, trasgredendo agli ordini criminali, presta aiuto agli ebrei: il suo esempio e il suo sacrificio ci mostrano come la riflessione e la formazione di una coscienza etica amplifichino la percezione della nostra libertà e aprano all’uomo la possibilità di attuare il bene”. “In questi anni ho recitato tante volte La banalià del male e la compagnia del pensiero di Hannah mi ha regalato relazioni, ampliamenti culturali, strumenti pedagogici. Ho conosciuto persone eccezionali per cultura, passione, testimonianza. Ma il regalo più grande che ho ricevuto é stato la percezione della mia liberta, come quando si fa una nuova attività ginnica e si percepisce un muscolo che non si sapeva neanche di avere. Non che questo sia accaduto in situazioni eroiche o clamorose, ma l’ho intravista e l’ho esperita come una delle ebbrezze dell’età adulta. Organizzato in collaborazione con la Ciclofficina Popolare Knos di Lecce, prosegue il Teatro in bici: teatro e bicicletta sono il trait d’union per gli spettatori che intraprenderanno un viaggio collettivo pedalando tra case private, vie nascoste e monumenti. Partenza dalle Manifatture Knos e arrivo ai Cantieri Koreja. Per questo secondo appuntamento è previsto un viaggio nella memoria, nella storia inesplorata della città: grazie alla generosità dei proprietari, infatti, è prevista una visita gratuita al Museo di Palazzo Taurino, un sito di notevole interesse storico culturale nel cuore dell'antica giudecca leccese. Nei sotterranei, un percorso articolato propone al visitatore un'esperienza nella Lecce Medievale, un viaggio nella storia inesplorata della città. Il sito su cui sorge il museo, infatti, è il fulcro dell'antico quartiere ebraico, l'antica Sinagoga. All'arrivo a Koreja, verrà offerta ai partecipanti una gustosa e sana apericena, per un ulteriore momento di convivialità prima della visione dello spettacolo. Come dopo ogni appuntamento di Strade Maestre, a conclusione dello spettacolo Paola Bigatto incontrerà il pubblico. Tratto da Eichmann in Jerusalem di Hannah Arendt con Paola Bigatto Riduzione e adattamento di Paola Bigatto 03 dicembre 2016 Cantieri Teatrali Koreja Via Guido Dorso, n° 70 - Lecce Biglietti online su http://www.biglietto.it/newacquisto/titoli.asp?ide=140 Info: Cantieri Teatrali Koreja • Tel 0832 242000 / 240752 dal lunedì al venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00 e dalle ore 15.30 alle ore 18.00 www.teatrokoreja.it Ingresso euro 15 intero – euro 8 ridotto (under 30/over60) – ridotto convenzioni euro 12
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