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La denuncia di una cittadina: “L’accorpamento degli ospedali un disastro, ambulatorio di reumatologia nel caos”

L’ambulatorio di reumatologia del Fazzi nel caos: tanti pazienti, tutti con problemi motori, costretti a lunghe attese in piedi.  “Dopo 20 anni di visite ambulatoriali di reumatologi...

L’ambulatorio di reumatologia del Fazzi nel caos: tanti pazienti, tutti con problemi motori, costretti a lunghe attese in piedi.  “Dopo 20 anni di visite ambulatoriali di reumatologia presso l'ospedale di Campi, improvvisamente ci catapultano a Lecce”. Comincia così il racconto di Maria Grazia Simmini, una cittadina leccese che da anni accompagna la madre negli ambulatori di reumatologia. I fatti la scorsa settimana quando, come spesso accaduto in questi anni, la cittadina ha accompagnato la madre ad una visita specialistica. A differenza di quanto accaduto finora, questa volta però era il Vito Fazzi la loro destinazione, visto che – come da piano – l’ambulatorio aveva trovato casa al quarto piano del nosocomio leccese. “E’ stato complicatissimo arrivare al quarto piano” continua Maria Grazia Simmini, “con mia madre che fa una fatica immane a camminare, sedie a rotelle introvabili - pare fossero tutte già utilizzate – e nessuna indicazione su dove fosse l’ambulatorio. Un giro infinito poiché nessuno aveva ben presente dove si trovasse. Dopo un interminabile su e giù per il reparto, finalmente arriviamo nell’ambulatorio. Qui però la sorpresa: ad attendere c’era già un gruppetto di 7/8 persone, tutte con almeno una stampella, e con solo tre sedie a disposizione”. Una situazione evidentemente inaccettabile che la cittadina è ora decisa a denunciare:  “Faccio appello alla direzione sanitaria perché intervenga al più presto", continua allora “Sono però consapevole che la responsabilità del caos e dei disservizi è ben più in alto, nella scelta scellerata di accorpare senza tener conto delle necessità dei pazienti. Proprio per questo”, aggiunge, “non escludo di presentare un esposto. Così non si può continuare. Le scelte politiche non possono ricadere sempre sulla pelle dei cittadini”.  

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