Ambiente Cronaca Politica Sanità Galatina Lecce Allarme tumori, nel Salento cresce la possibilità di ammalarsi. Emiliano dice stop al carbone Dati allarmanti arrivano dal report presentato in mattinata nel museo Sigismondo Castromediano, con numeri in aumento e oltre 4mila nuovi casi ogni anno. E l’attenzione si sposta sulla prevenzio... 15/02/2016 a cura della redazione circa 5 minuti Dati allarmanti arrivano dal report presentato in mattinata nel museo Sigismondo Castromediano, con numeri in aumento e oltre 4mila nuovi casi ogni anno. E l’attenzione si sposta sulla prevenzione. È allarme tumori nel Salento, stando alle cifre emerse dal primo report ambiente e salute della provincia di Lecce: dal documento presentato questa mattina alla sala del museo Sigismondo Castromediano, emerge infatti che la probabilità per la popolazione leccese di contrarre il cancro è del 26,5 per cento, in un’età media di 66 anni. L’iniziativa di redigere un report trae spunto dalle evidenze segnalate dal Registro Tumori di Lecce che ha mostrato una elevata incidenza nei maschi dei tumori polmonari, della vescica e della prostata mentre per le donne sono stati registrati valori superiori all’atteso per le leucemie e i tumori dello stomaco, dell’utero e del colon-retto. Tassi di mortalità superiori ai valori attesi si registrano anche per malattie non oncologiche quali le malattie dell’apparato respiratorio, il diabete, la patologia influenzale e del sistema nervoso, oltre che per le patologie a carico dell’apparato genito-urinario in particolare nel sesso femminile. Ogni anno sarebbero 4129 i nuovi casi e 2084 i morti per cancro, numeri che arrivano dal Registro tumori leccese, e raccolti tra il 2003 e il 2007: in tutto, i malati sono 24776 e 12504 (poco più della metà )i pazienti morti. Il tumore con maggiore diffusione resta quello al polmone, con circa 536 nuovi casi all’anno, con incidenza che colloca il Salento ai primi posti d’Italia, con un leggere aumento delle donne colpite. L’area in cui ci si ammala di più sarebbe quella di Galatina e quella in cui si muore maggiormente è quella centro-orientale del Salento. In aumento anche il cancro alla tiroide e quello alla vescica e al colon retto. Sono oltre 500 le donne che ogni anno si ammalano per un carcinoma alla mammella e quasi 100 al corpo dell’utero. Il report è frutto del lavoro del Csa (Centro salute ambiente), ex rete per la prevenzione oncologica (Repol): all’appuntamento hanno preso parte sindaci, medici, semplici cittadini. Per la commissaria dell’Asl di Lecce, i numeri impongono una riflessione sulle cause e sull’importanza della prevenzione primaria, agendo sull’inquinamento. Il governatore, Michele Emiliano, presente all’incontro ha annunciato che uno dei passaggi per garantire la salute del territorio debba essere il processo di decarbonizzazione della centrale Enel di Cerano e dell’acciaieria Ilva di Taranto. “Si tratta di una battaglia politica necessaria – ha spiegato – perché abbiamo fatto enormi sacrifici in termini energetici e abbiamo il diritto di avere dati epidemiologici diversi”. “La presentazione di questo Rapporto nasce dalla consapevolezza che comunicare è un dovere e conoscere è un diritto. Questo documento è per noi un fondamentale punto di partenza e insieme uno strumento prezioso di analisi per intervenire nei settori e nei casi che necessitano di maggiore tutela – ha detto Giovanni Gorgoni, Direttore del dipartimento della Salute della Regione Puglia – i dati hanno bisogno di un aggiornamento costante, vanno confrontati e utilizzati come strumento di individuazione delle aree critiche. Oggi testimoniamo l’attenzione che la Regione ha riposto sul tema Ambiente e Salute. Contestualmente ci assumiamo anche l’impegno di sostenere con forza le iniziative di monitoraggio e intervento in collaborazione con tutte le atre istituzioni ed enti impegnati nei diversi ambiti di approfondimento”. Nel rapporto ci sono i risultati dei principali studi di monitoraggio eseguiti sulle diverse matrici ambientali, integrandoli con le informazioni epidemiologiche e sugli stili di vita della popolazione residente con l’obiettivo di comprendere se le attuali conoscenze sono adeguate a fornire informazioni utili a valutare le potenziali influenze dei fattori ambientali sullo stato di salute della popolazione, nonché per identificare possibili ambiti di approfondimento in settori d’indagine o territorio specifici, alla luce delle evidenze scientifiche. ACQUE Mentre tutte le 139 acque di balneazione sono risultate in classe di qualità “eccellente” e batteriologicamente “incontaminate”, le caratteristiche territoriali rendono concreto il rischio di infiltrazione nella falda superficiale e nella falda profonda di inquinanti provenienti da molteplici fonti e dall’uso di prodotti fitosanitari in agricoltura. Dalla valutazione del Piano di Gestione Acque del Distretto Idrografico dell’Appenino Meridionale è emerso, infatti, che la gran parte dei corpi idrici del Salento sono considerati a rischio, hanno cioè un rischio potenziale che deve essere confermato solo a seguito di monitoraggi mirati e regolari nel tempo. La Regione Puglia ha progettato una nuova rete regionale di monitoraggio dei corpi idrici sotterranei, denominata “Rete Maggiore” che tiene conto delle più recenti normative e di documenti elaborati da Cnr/Irsa. SUOLO In Puglia le superfici agricole utilizzate occupano oltre l’80 per cento del territorio regionale mentre le cave autorizzate al 2013 sono 399, di cui 98 in Provincia di Lecce. La Regione Puglia ha predisposto una “Anagrafe regionale dei siti da bonificare” e ha inserito 416 siti a reale potenziale contaminazione: di questi 79 si trovano in Salento e nella maggior parte dei casi di tratta di discariche di rifiuti solidi urbani. Per garantire un puntuale controllo del territorio la Regione Puglia ha siglato un accordo quadro siglato con enti e forze dell’Ordine al fine di sostenere le attività di monitoraggio e individuazione delle principali fonti di inquinamento. ARIA Il Salento leccese, oltre ad avere insediamenti produttivi non privi di impatto ambientale, è collocato a Sud delle grani aree industriali di Brindisi e Taranto: la direzione dei venti dominanti e studi scientifici segnalano un possibile impatto sulla salute della popolazione. La centrale Enel di Cerano e l’Ilva di Taranto, infatti, bruciano enormi quantità di carbone: lo stesso carbone e i combustibili fossili sono i principali responsabili dell’emissione di PM10, PM 2.5 e CO2 in atmosfera. Lo studio ESPACE e le linee guida dell’Organizzazione Mondiale della Sanità dimostrano una relazione tra l’aumento di PM10 e 2.5 e incidenza di tumori polmonare, riscontrando effetti patologici (specie per le malattie cardio-respiratorie) già a concentrazioni inferiori rispetto alle medie annuali accertate dalla normativa in vigore. AGENTI FISICI RADON: L’attuale stato della conoscenza mostra per il Salento livelli di radioattività naturale superiori a quelli regionali. Sono in corso diversi progetti di interventi e di studio. CAMPI ELETTROMAGNETI A BASSA FREQUENZA: Gli studi effettuati non mostrano livelli superiori a quelli consentiti. (com)
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