Politica Sanità Casarano Copertino Galatina Gallipoli Lecce Asl contro le guerre di campanile: “Senza piano di riordino si rischia il collasso” Asl Lecce in difficoltà dinanzi ai campanilismi politici che starebbero bloccando il piano di riordino sanitario. La salute della gente sacrificata alle guerre di campanile, guidate dalle bi... 05/02/2016 a cura della redazione circa 2 minuti Asl Lecce in difficoltà dinanzi ai campanilismi politici che starebbero bloccando il piano di riordino sanitario. La salute della gente sacrificata alle guerre di campanile, guidate dalle bieche logiche della politica. Il coro che si leva dalle piazze è unanime: “l’accorpamento funzionale dei quattro ospedali, Galatina-Copertino, Casarano- Gallipoli non s’ha da fare”. Non lo vogliono i sindaci, i consiglieri regionali e gli amministratori del territorio. Sull’altro fronte i vertici della Asl leccese sono tutti d’accordo per il “riordino” degli ospedali così come previsto dal regolamento regionale n. 14 del 4 giugno 2015. A riportarlo è Salute Salento che ha avuto modo di ascoltare alcune voci interne all’Asl, che si sentirebbe costretta ad arrendersi ai campanili, ai presidi con gli striscioni, alle prossime campagne elettorali e ai media che denunciano i tempi lunghi delle liste di attesa, la spesa farmaceutica debordante, la Tac e l’ecografo rotti. In questi giorni la direzione della Asl è come una barca nella bufera, con la bussola in attesa di riparazione. I vertici decisori sono in evidente stato di sofferenza, bloccati da un piano di riordino che non arriva. In provincia di Lecce, a parte il Fazzi, vi sono 5 ospedali-fotocopia. Galatina-Copertino, Casarano - Gallipoli e Scorrano. Perché non si riesce ad accorpare le unità operative doppioni? Perché si continua a tenere in piedi 2 medicine, 2 ginecologie, 2 chirurgie: tutto doppio, compresi i turni del personale, le attrezzature, le manutenzioni? La risposta è una follia: chi ha interesse a non volere il riordino e la razionalizzazione delle risorse sono anche gli operatori sanitari; infermieri, ausiliari, tecnici, impiegati e gli stessi medici, che non accetterebbero mai di andare a lavorare a 10 chilometri di distanza. Dovrebbero rinunciare a consolidate abitudini e a privilegi e interessi più o meno visibili. Si può comprendere quindi il peso delle responsabilità e il rischio che corre oggi la direzione della Asl, di fronte alle scelte pressanti: l’acquisto di un ecografo o di una nuova Tac o l’assunzione di personale. Dove sono destinati? Ci sono le professionalità in grado di gestirli? Senza il piano di riordino si rischia di buttare via dei soldi. Risorse esigue che il ministero continua a tagliare mentre la gente reclama sempre più prestazioni. Il ministero è stato chiaro: se un ospedale supera del 10 per cento il budget assegnato, dovrà fare i conti con l’odiato “piano di rientro”. E se la Asl non ce la facesse a garantire tutto a tutti? Il direttore generale potrebbe sempre dire: non ho più le disponibilità; non ci sono le condizioni per continuare a tenere aperte due unità uguali a distanza di pochi chilometri; quindi ne chiudo una e concentro tutto sull’altra. E non è escluso che non si arrivi a questa decisione. Fonte: Salute Salento.
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