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Raccolta firme e due gruppi su Facebook per dire no all’Università islamica

Ieri, a Monteroni di Lecce, una raccolta firme organizzata da “Fronte comune” per esprimere la contrarietà al progetto ritenuto poco chiaro e trasparente. E la protesta prende forma...

Ieri, a Monteroni di Lecce, una raccolta firme organizzata da “Fronte comune” per esprimere la contrarietà al progetto ritenuto poco chiaro e trasparente. E la protesta prende forma anche attraverso due gruppi sui social dove scambiare opinioni, per lo più negative, sul progetto. Il progetto di Università islamica a Lecce fa storcere il naso a molti. Troppo fumoso e poco trasparente, questa l’accusa che da qualche tempo viene posta all’attenzione dell’opinione pubblica da più parti e senza barriere politiche: mancherebbe, dunque, la dovuta chiarezza sui fondi e sul profilo di Confime, l’associazione che si è fatta promotrice del progetto. Un punto, che dopo essere stato ribadito da Carlo Salvemini, consigliere di opposizione, ha visto la sottolineatura dello stesso sindaco di Lecce, Paolo Perrone. Ma, al di là del dibattito politico, è partita una mobilitazione anche dal basso sul tema, con una raccolta di firme, avvenuta ieri a Monteroni di Lecce (territorio interessato dalla possibile realizzazione dell’Ateneo islamico), promossa dal gruppo “Fronte comune”. Circa 250 le firme raccolte. L’opposizione al progetto passa inevitabilmente anche dal web e dal mondo dei social network: su Facebook sono già due i gruppi “omonimi” intitolati “No all’università islamica di Lecce”, uno dei quali più datato, fa riferimento proprio agli organizzatori della raccolta firme di domenica. Entrambi i gruppi hanno superato il migliaio di “mi piace”, sebbene, come detto, la tempistica con cui sono stati lanciati è differente. Sulle rispettive bacheche non mancano i commenti o le invettive di chi esprime contrarietà al progetto o si limita a manifestare perplessità o sospetto. Naturalmente sono diversi anche gli insulti indirizzati al mondo islamico e i riferimenti all’Isis. Ma c’è anche chi non chiude del tutto la porta all’ipotesi, parlando di “grande gesto di civiltà”. Il dibattito è aperto anche tra la gente comune. 

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