Cronaca Lecce Surbo Imprenditore coraggio si ribella alle minacce del “Sogliola” e fa arrestare estorsori Un imprenditore di impianti idrici denuncia gli estorsori e permette alla polizia di arrestare Francesco Lipari e Antonio Calò che avevano tentato con le minacce di estorcergli 5mila euro per &... 17/12/2014 a cura della redazione circa 3 minuti Un imprenditore di impianti idrici denuncia gli estorsori e permette alla polizia di arrestare Francesco Lipari e Antonio Calò che avevano tentato con le minacce di estorcergli 5mila euro per “far mangiare gli amici”. Dato sconcertante: in tutto il 2014 è stato l’unico a ribellarsi. Si è ribellato alle minacce e ai tentativi di estorsione l’imprenditore coraggioso, che ha denunciato due persone, contribuendo al loro arresto, che avevano tentato di portargli via denaro con la forza. Sono state eseguite ieri dalla Polizia di Stato, le due ordinanze di custodia cautelare in carcere nei confronti di Francesco Lipari, leccese del’69, e Antonio Calò, neretino del’83 ma residente a Surbo, entrambi con l’accusa di tentata estorsione, aggravata dall’essersi avvalsi delle modalità mafiose in danno di una impresa edile incaricata dell’installazione di impianti idrici ed infrastrutture stradali. Le indagini hanno preso il via da una denuncia presentata dal titolare dell’impresa presso gli uffici della squadra mobile, il 25 settembre scorso. In quella occasione, l’imprenditore aveva riferito come, il giorno precedente, si fosse presentato al suo cantiere di Surbo una persona che si presentava come “il sogliola di Lecce”. Il tipo sospetto aveva avvicinato un dipendente, mostrandosi informato sui lavori eseguiti dall’impresa in provincia e riferendogli con tono minaccioso di volere dal titolare 5mila euro in contanti, necessari “per far mangiare gli amici”, aggiungendo che se non avesse corrisposto alla richiesta, gli avrebbero bruciato gli automezzi dell’azienda. L'impresa di cui è titolare l'imprenditore minacciato aveva, infatti, eseguito numerosi lavori per conto di Aqp in paesi della provincia di Lecce. La Squadra Mobile identificava “Il sogliola” nella figura di Lipari che deve il singolare soprannome alla sua passione per la pesca e ad alcuni aneddoti costruiti attorno alla sua propensione a pescare prevalentemente quella tipologia di pesce. Poco dopo, Lipari riavvicinava nuovamente il dipendente della ditta chiedendogli se avesse riferito la richiesta intimandogli però di non parlarne al telefono. Il dipendente riconosceva nell’autista dell’autovettura un giovane che alcuni mesi prima era stato coinvolto in un incidente con un mezzo del cantiere. Il 26 settembre, Lipari si presentava di nuovo al cantiere, scagliandosi contro il titolare dell’impresa ed il suo dipendente dicendo che, se fosse stato denunciato, avrebbe “fatto volentieri sette anni di galera” ma appena uscito si sarebbe vendicato. La minaccia era accompagnata da calci sferrati con violenza contro una macchina della ditta. Nell’ordinanza di custodia cautelare, il gip ha riconosciuto nel comportamento degli indagati, che facevano riferimento alla necessità di “far mangiare gli amici” e dalla minaccia di bruciare i mezzi dell’impresa, l’aggravante dell’aver agito con modalità mafiose. L’ordinanza è stata emessa dal Giudice per le indagini preliminari, Giovanni Gallo, su richiesta del pm Carmen Ruggiero. Nel corso della conferenza stampa sui dettagli della vicenda, è emerso un dettaglio ancora più raccapricciante: l’imprenditore coraggioso che ha denunciato i suoi estorsori è l’unico in tutto il 2014 ad averlo fatto. A sottolinearlo, non senza amarezza, è stata la dirigente della Squadra Mobile Sabrina Manzone: "Abbiamo modo di ritenere che molti altri imprenditori siano sotto minaccia di estorsione in questo momento in provincia di Lecce ma la realtà è questa: si ha paura e non si denuncia". Eppure c'è un'altra strada, secondo la dirigente della Mobile: "Per quanto ricordi, finora chi ha denunciato in Puglia non ha mai ricevuto ritorsioni: solo chi paga una volta è condannato a pagare sempre".
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