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Serena Spedicato racconta "My Waits"

"My Waits. Tom Waits Songbook" è il titolo dell’esordio discografico della cantante leccese Serena Spedicato. Venerdì 4 gennaio (ore 21 - ingresso 5/8/10 euro) il Teatro ...

"My Waits. Tom Waits Songbook" è il titolo dell’esordio discografico della cantante leccese Serena Spedicato. Venerdì 4 gennaio (ore 21 - ingresso 5/8/10 euro) il Teatro Paisiello di Lecce ospiterà la presentazione ufficiale dell’omaggio al grande cantautore statunitense con arrangiamenti originali del bassista Pierluigi Balducci, prodotto da Koinè by Dodicilune, distribuito da IRD e promosso con il sostegno di Puglia Sounds – P.O. FESR Puglia 2007-2013 Asse IV. Il concerto, che rientra nella programmazione natalizia del Comune di Lecce, vedrà sul palco al fianco della cantante, Gianni Iorio al bandoneon e al pianoforte, Antonio Tosques alla chitarra, Pierluigi Balducci, al basso e Pierluigi Villani ai ritmi. Serena Spedicato, cantante eclettica, poliedrica e ricca di pathos, dal timbro originale e affascinante, esprime la sua creatività in percorsi musicali variegati, ma raffinati ed eleganti, con particolare predilezione nell’esplorazione di un genere jazz dal sapore cameristico.   Com'è nata l'idea di questo omaggio a Tom Waits? Il progetto nasce da un'idea del musicista e compositore leccese Gabriele Rampino, titolare dell'etichetta Dodicilune insieme a Maurizio Bizzochetti, che ho accettato con grande entusiasmo. Tom Waits rappresenta per me un autore di culto, la sua opera ha ispirato numerosi songwriter delle generazioni successive sebbene la sua musica non abbia mai avuto una considerevole presenza in radio o in televisione, soprattutto in Italia. È un poeta dannato che ha edificato la sua personalità artistica unendo ad una voce inconfondibile l'abilità di combinare stili musicali diversi attingendo dal blues, dal jazz, dal vaudeville (genere teatrale), all'inclinazione per la musica industrial i suoi testi visionari, trasportando l'ascoltatore in un mondo grottesco abitato da uomini sofferenti ed emarginati. Un riferimento assoluto nella musica contemporanea. È un progetto in cui credo fortemente.   Quali brani avete scelto e perché? Il soongbook è tratto dai primi dischi di Tom Waits (da “Closing Time” del 1973 sino a “Heartattack and Wine” del 1980), i dischi più riconosciuti dalla critica e impreziositi dalla presenza di canzoni leggendarie come "Tom Traubert's blues”, "Muriel", "On the Nickel", "Invitation to the Blues". Tutti dischi dominati da una forte componente pianistica, di altissimo livello compositivo.   Sei affiancata in questo progetto da Pierluigi Balducci che ha arrangiato i pezzi. Pierluigi Balducci è un compositore che ho avuto il privilegio di conoscere durante la registrazione del suo progetto discografico “Stupor Mundi” (Dodicilune) e che ho sempre stimato molto oltre che per la sua bravura tecnica e grande professionalità soprattutto per la sua visione europea e cameristica del jazz. Fin da subito mi è capitato di pensare che se mai avessi fatto un disco a mio nome sarebbe stato per opera di Pierluigi Balducci. È stato dunque immediato pensare a lui per l'arrangiamento del disco che incarna ogni caratteristica del risultato che mi aspettavo. È stato capace di decontestualizzare il repertorio di Tom Waits, spogliarlo della sua americanità e di renderlo credibile nell'ambito di un repertorio di jazz cameristico nel pieno rispetto della melodia, della poesia e della metrica waitsiane. Gli arrangiamenti sono stati straordinariamente interpretati da Gianni Iorio al bandoneon e pianoforte, Antonio Tosques alla chitarra e Pierluigi Villani alla batteria, tutti musicisti con cui Pierluigi collabora da anni e con cui c'è una sintonia che va ben oltre l'aspetto musicale. La prima volta che li ho visti esibirsi ho capito che non esisteva sonorità che avrei mai amato di più. Sono grata ad ognuno di loro per aver dato vita a tutto questo.   Com'è stato registrato il disco? In quanto tempo? Volevamo ottenere un bel suono vintage per questo ci siamo affidati alla professionalità dello Studio Sorriso di Tommy Cavalieri a Bari con cui abbiamo collaborato in molti altri progetti. Sono state utilizzate elettroniche completamente analogiche originali degli anni sessanta ciò ha dato al disco un suono di grande qualità e impatto pur nel rispetto del naturale suono acustico di tutti gli strumenti. Abbiamo impiegato due giorni per la registrazione e due giorni per missaggio e masterizzazione. Un'esperienza di grande intensità artistica e umana.   Tu vieni da un percorso molto articolato. Questo però è il tuo disco d'esordio. Come hai affrontato questa prova? "My Waits" è il risultato di anni di studio e continua ricerca stilistica, musicale, e personale. Questo disco non è né un punto di partenza né un punto di arrivo ma l'istantanea in musica della mia crescita, come donna e come cantante. Sono riuscita a tendere verso un luogo in cui avevo troppa paura di entrare prima d'ora: la consapevolezza di me. E credo sia stata questa la prova più ardua da superare. Ho affrontato dunque questa esperienza con estrema concentrazione, rigore e pathos e la consapevolezza di un nuovo "senso di me".

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